Ma guarda un po’ come si risvegliano i morti. Yahoo che vuole comprare Chrome è come vedere una Fiat Panda sognare di vincere la Formula 1: c’è da ridere e piangere insieme.
Avete letto bene: OpenAI e Yahoo, due nomi che messi insieme sembrano la risposta a una domanda che nessuno ha fatto, si sono fiondati sulla notizia che, forse, Chrome - sì, quel browser che vi succhia RAM come un aspirapolvere e vi fa sentire moderni mentre cercate la ricetta della carbonara - potrebbe essere messo all’asta. Sì, perché quando la giustizia mette le mani sulla tecnologia, viene fuori il mercatino dell’usato peggiore della vostra città.
Giudice Mehta, la nuova rockstar, ha deciso che Google forse è un po’ troppo affezionata al suo monopolio. Il risultato? La minaccia: “date via Chrome, o vi diamo la paga”.
Yahoo, che da vent’anni cerca di convincere qualcuno ad usare ancora il suo motore di ricerca - con risultati che fanno ridere i polli - sogna di saltare tutto il percorso e portarsi a casa la Ferrari dei browser. Come se bastasse comprare un volante per diventare pilota.
E OpenAI? Lì la situazione è pure peggio: dipendono da Microsoft e Bing, che in Italia è sinonimo di “ho sbagliato a cliccare sull’icona”. Però, ecco, se solo avessero Chrome potrebbero finalmente smettere di elemosinare tecnologia dagli altri e mettere ChatGPT ovunque. Siete pronti a vedere l’intelligenza artificiale che vi corregge anche quando volete solo guardare risultati calcistici? No, ovviamente, ma chi se ne frega di voi: l’importante è che si faccia business.
Poi arriva la perla: i paladini dell’open source preoccupati che, se Chrome finisse in mano a questi geni, qualcuno potrebbe chiudere il rubinetto di Chromium. Questa sì che sarebbe una tragedia: milioni di browser figli di Chromium, da Edge a Brave, costretti a reinventarsi perché qualcuno si è svegliato male e ha deciso di giocare a Risiko col web.
Google, nel frattempo, piange lacrime di coccodrillo: “ma come, volete mettere a rischio la privacy degli utenti?” Certo, come no. Perché la privacy, per Google, viene subito dopo il guadagno. E dopo la pubblicità. E dopo i dati degli utenti. E dopo… vabbè, avete capito.
Yahoo, con la sua “prototipo di browser”, fa quasi tenerezza. Si sono messi lì, tra una tazza di caffè annacquato e la nostalgia degli anni ’90, e hanno pensato di riscrivere la storia. Non ce la faranno mai, ma sognare non costa nulla.
Intanto, OpenAI si lecca i baffi: integrando ChatGPT in Chrome, potrebbero farvi credere di aver pensato da soli alle vostre ricerche. E voi ci cascherete, perché per molti la differenza tra un motore di ricerca e un assistente AI è la stessa che c’è tra una Panda e una Ferrari: nessuna, tanto basta che parta.
Alla fine, questa barzelletta la pagherete voi. Qualunque sia il risultato, sarete bombardati di “nuove esperienze di navigazione”, “maggiore privacy” e “innovazione” - tutte cazzate per dire che vi controlleranno ancora di più.
Perché la realtà è semplice: a nessuno frega un cazzo di voi, dei vostri dati o della vostra esperienza online. L’unica cosa che interessa è chi si intasca la fetta più grossa della torta. E se pensate che Yahoo o OpenAI vi salveranno dal mostro Google, allora auguri: siete già pronti per il prossimo spot pubblicitario travestito da browser.
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