La volatilità continua ad imperversare. A Times Square, il saldo giornaliero in valore assoluto dello Nasdaq 100, è risultato superiore al 2% in tutte le ultime quattro sedute, e in 5 delle ultime 7 sedute: una configurazione, la prima, sperimentata soltanto un'altra volta in questo bull market.
Ferve la battaglia a ridosso dei supporti di lungo periodo. Nel rapporto di ieri ci siamo soffermati su un raro setup sperimentato dallo S&P: capace di salire di almeno l'1.5%, di venerdì; di rimbalzare in almeno eguale misura, il lunedì successivo. La casistica - 13 rilevazioni dal 1960 - è sufficiente a fornire una indicazione circa cosa aspettarsi da qui ai prossimi sette mesi. A questo punto sarà interessante verificare nel prossimo fine settimana, in sede di revisione mensile dell'asset allocation, se la componente Equity sarà ulteriormente ridotta, dal sottopeso già vigente da tempo.
In questo contesto, come già rilevato, Piazza Affari continua a tenere bene. Per la verità il nostro mercato si è limitato a svolgere il suo bravo compitino: mantenendosi pressappoco sugli stessi livelli di sei mesi fa; ma, di questi tempi, è non poco. Il patto è che reggano anche qui i supporti: testati ripetutamente. A gennaio la borsa italiana ha raggiunto proiezioni di lungo periodo: che si tratti di indice MIB, del Comit, o della versione dell'indice che opportunamente considera anche il flusso cedolare.
Come si può notare, l'All Share Total Return è nuovamente a ridosso della media mobile di lungo periodo; un argine tecnicamente decisivo: se è vero che il suo abbattimento, a fine 2015, diede luogo ad un pesante ribasso, laddove invece il suo superamento, un anno successivo, ha posto le premesse per un irresistibile rialzo. Il ghiaccio diventa sempre più sottile, e il deterioramento del quadro macro, con la fiducia delle imprese in netto calo a marzo e, d'altro canto, con il CESI da tempo in abbondante territorio negativo; non incoraggia facili entusiasmi.
Gaetano Evangelista
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