Alla fine l’equazione del mercato è sempre il confronto fra profitti aziendali e costo del denaro. Con le materie prime tiepide le banche centrali hanno gioco facile a normalizzare i tassi di interesse, mentre la earnings season procede egregiamente.
L’instabilità in Medio Oriente non conosce soluzione di continuità, le elezioni presidenziali negli Stati Uniti incombono con il loro carico di incertezza, la guerra fra Russia ed Ucraina prosegue, l’economia in Cina stenta a ripartire mentre crescono le pressioni su Taiwan. Sembra una mistura tossica per il mercato azionario.
Ciononostante le borse mondiali hanno reagito conseguendo un nuovo massimo storico. Il MSCI All Country guadagna il 18% dall’inizio dell’anno, mentre lo S&P500 venerdì ha raggiunto territori inesplorati in sede di chiusura: per la 47esima volta nel 2024. La prima volta, quest’anno, il 19 gennaio: l’indice quotava 4840 punti, e per molti infelici investitori era già sopravvalutato. Da agosto il guadagno supera i 700 punti. Altro che recessione incombente...
Alla fine l’equazione del mercato è sempre quella endogena al sistema: il confronto fra profitti aziendali e costo del denaro. Con le materie prime tiepide le banche centrali hanno gioco facile a normalizzare i tassi di interesse, mentre la earnings season procede egregiamente: con ancora il 14% delle società che hanno riportato, il beat rate si attesta all’81%, con uno scarto fra previsioni e realtà superiore al 6% in termini di EPS. E con un'inflazione in calo, a questo giro ricavi ed utili sono di maggiore “qualità” rispetto al passato.
Per Wall Street si tratta della sesta settimana positiva consecutiva: un setup di buon auspicio. Più importante rilevare come l’indice americano stia per chiudere in guadagno per l’undicesimo mese negli ultimi 12: sarebbe soltanto l’ottava volta dal 1950. Al solito in questi casi le opinioni divergono: un eccesso da bolla speculativa, o un buon viatico per i mesi a venire? ne parliamo nel Rapporto Giornaliero di oggi.
L’aspetto confortante è che il rialzo è organico, e non circoscritto ad una manciata di megacap tecnologiche. Più del 20% delle compagnie dello S&P e più dell’11% delle società del NYSE, hanno toccato nuovi massimi. E non è finita: oltre il 30% delle azioni incluse nei panieri dei Consumer Discretionary, dei finanziari e degli industriali americani, a loro volta guardano il mercato dall’alto verso il basso.
All’inizio dell’anno abbiamo assunto una posizione convintamente bullish, sulla base dei setup quantitativi invernali. Il mercato ha fatto anche meglio delle più rosee aspettative, ricalcando fedelmente una annata in particolare, come commentiamo nel rapporto di oggi. Facile stimare a questo punto dove chiuderà il mercato nel 2024.
Per il resto, si vedrà presto. Fra poche settimane inizieremo a lavorare al 2025 Yearly Outlook. Sarà quella la sede per tracciare le prospettive ed il più probabile andamento dei mercati, nei successivi dodici mesi.
di Gaetano Evangelista
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