Il peggio è alle spalle, ritengono i più. Tant’è vero che la probabilità di un nuovo rincaro del costo ufficiale del denaro a giugno è data adesso al 69%. Dai minimi di fine settembre sono passati ormai quasi otto mesi, e di bear market non si vede più l’ombra.
Che l’intesa fosse nell’aria era testimoniato dal drastico crollo dei rendimenti del T-Bill scadente giovedì 1° giugno: dal 6.95 al 5.65% nell’arco di 24 ore. Il fine settimana ha portato consiglio alle parti, con l’amministrazione Biden che si è accordata con la maggioranza repubblicana al Congresso per una moratoria di due anni che scavalcherebbe le elezioni di fine 2024.
Nulla di nuovo: il tetto del debito federale è stato innalzato o sospeso ben 86 volte dal Dopoguerra. Un non evento che però i media sempre a caccia di eventi notiziabili hanno enfatizzato, per la gioia di investitori che non attendevano altro per rafforzare le proprie convinzioni. Il Panic-Euphoria model di Citi è sceso ai livelli di pessimismo più estremi da inizio 2016. Un sentiment che mal si concilia con un mercato non così depresso.
Wall Street infatti tenta ora di avere ragione di un altro tetto: quello situato a 4200 punti di S&P500, da mesi soglia fatale. Il bilancio da inizio anno è onorevole (+9.5%), ma insufficiente a far guadagnare la Top Ten delle borse del G25, presidiata dalle borse europee (ben 7) e primeggiata dai listini asiatici (3 nelle prime 4 posizioni).
Il peggio è alle spalle, ritengono i più. Tant’è vero che la probabilità di un nuovo rincaro del costo ufficiale del denaro a giugno è data adesso al 69%. Il core PCE deflator è salito per il secondo mese consecutivo, mantenendosi ben lontano dagli auspici delle autorità. Le banche centrali non taglieranno in tempi rapidi il costo del denaro, come auspicavano coloro che hanno voltato frettolosamente le spalle all’Equity, confidando fatalmente in un reddito fisso finora deludente. Venerdì un esponente del direttorio della BCE ha chiarito che il tasso sui depositi aumenterà sia a giugno che a luglio, prima di rimanere sostenuto per un considerevole arco di tempo. Come biasimarlo...
Dai minimi di fine settembre sono passati ormai quasi otto mesi, e di bear market non si vede più l’ombra. Molti indici anzi hanno conseguito una rivalutazione dai rispettivi bottom superiore al 20%, formalizzando così il ritorno al bull market. Ha fatto finora eccezione il tardivo S&P500, a questo punto più penalizzato che beneficiato dalle mega-cap tecnologiche. Ma un minimo ormai così distante autorizza perlomeno maggiore serenità: come già rilevato già sei mesi dopo il minimo, in circostanze simili storicamente le sorprese si manifestano verso l'alto.
di Gaetano Evangelista
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