Gli investitori ammassano plusvalenze, e ringraziano il Toro

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 16/10/2024 09:56

A dispetto di una narrazione dominante, non c'era alcuna possibilità che sopraggiungesse una recessione. Powell non se n'é curata, ed ha tagliato bruscamente il costo del denaro: aggiungendo benzina sul fuoco del bull market. Ora entrato nel terzo anno.

Gli investitori raccolgono i frutti di una paziente semina. Wall Street è salita ieri ad un nuovo massimo storico: è il 44esimo, quest’anno. Da inizio 2024 la performance sfiora il +23%, senza considerare i dividendi: praticamente lo stesso risultato messo a segno nel 2023. Siamo lieti di aver raccomandato una esposizione media in azioni, in questi ultimi dodici mesi, al 75% del portafoglio ideale: abbiamo messo tanto fieno in cascina, che tornerà utile nei momenti più difficili.

A dispetto di una narrazione prevalente, non c’era alcuna probabilità che l’economia americana cadesse in recessione. Lo abbiamo sancito senza incertezze negli Outlook di inizio e di metà anno. Ma Powell non se n’è curato, ed a settembre ha tagliato, sin troppo, il costo del denaro: gettando benzina sul fuoco. Non a caso vanno crescendo le probabilità che a novembre la Federal Reserve si conceda una pausa nell’easing appena inaugurato. Molto meglio così.
Ieri lo hanno confermato due esponenti della Fed: Kashkari ha anticipato «ulteriori modeste riduzioni» nei prossimi trimestri, mentre Waller ha rimarcato che «la politica monetaria dovrebbe procedere con maggiore cautela». Discutiamo in dettaglio nel Rapporto Giornaliero di oggi, le implicazioni di un simile slow cycle per il mercato azionario.

Ieri abbiamo ammirato la capacità delle società del NYSE di raggiungere nuovi massimi assoluti. Non si tratta più di una partecipazione ristretta ad una manciata di megacap tecnologiche: Consumer Discretionary, finanziari ed industriali, vantano più del 15% delle rispettive compagnie, a loro volta sui livelli più elevati dei passati dodici mesi. Una leadership ciclica di questo tipo, storicamente ha sempre ben precise implicazioni per le sorti dei listini. 

Gli investitori si scoprono drammaticamente sottoesposti. Ripetutamente il contesto esogeno è risultato scoraggiante, ed occorreva disporre di una collaudata strumentazione per ignorarne gli influssi. Ma il rischio concreto è che si tratti di un alibi patetico: i segnali oggettivi di esposizione al rialzo non sono mai mancati, ed hanno sempre prevalso. Occorreva solo assecondarli.
Con il bull market ciclico che entra ora nel terzo anno di anzianità, le borse osservano trepidanti la stagione delle trimestrali appena inaugurata. Per il Q3 negli Stati Uniti la previsione è per un’espansione degli EPS del 4.3% rispetto ad un anno fa; dal 9% della scorsa primavera. L’asticella delle aspettative è stata vistosamente abbassata, e questo genera lo spazio per sorprese benigne lungo il cammino.

di Gaetano Evangelista - www.ageitalia.net

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