Le recenti tariffe imposte dagli Stati Uniti sotto la presidenza di Donald Trump hanno generato incertezza sui mercati globali, spingendo diversi paesi a inviare rappresentanti a Washington per negoziare accordi migliori. Il ministro dell’Economia tedesco, Robert Habeck, ha criticato le tariffe, definendole “assurde”, e ha esortato l'Unione Europea a mantenere una posizione unitaria. La Cina ha risposto con tariffe proprie, accusando gli Stati Uniti di protezionismo. Anche altre nazioni asiatiche, come la Corea del Sud e il Pakistan, stanno cercando il dialogo con Washington per mitigare gli effetti delle tariffe. L'Indonesia, invece, ha scelto di aumentare le importazioni dagli Stati Uniti per ridurre il surplus commerciale.
Tariffe U.S.A.? Un pirotecnico spettacolo di giocolieri che tentano di fare acrobazie con i loro mercati traballanti mentre cercano di capire come non farli crollare. Le delegazioni si preparano a invadere Washington come turisti disperati alla ricerca dell'ultima offerta della stagione. 'L'America è debole', dice il ministro dell'economia tedesco con la sicurezza di chi non ha mai messo piede in un'aula di negoziazione statunitense. E via con la danza dei tariffari, mentre nei corridoi delle borse si odono i tonfi delle azioni in caduta libera.
La Cina risponde con il suo solito “tutto va bene, il cielo non cadrà”, mentre i suoi indici azionari si schiantano come un'auto senza freni. Sembra che abbiano un manuale di frasi fatte per ogni crisi. Intanto, i rappresentanti cinesi promettono mercati aperti e abbracci internazionali, tranne quando gli conviene chiudere la porta in faccia agli investitori.
E poi c'è la sfilata delle economie asiatiche, ognuna con la sua strategia. Corea del Sud, Pakistan, Malaysia... è una gara a chi porta più cesti di frutta e dolci per placare l'iracondo zio Sam. E mentre si scambiano promesse e strette di mano, qualcuno si chiede se davvero ci sia qualcuno al comando o se tutto sia lasciato al caso.
E l'Indonesia? Ah, loro non si preoccupano troppo, si son detti “compriamo un po' di petrolio americano per pareggiare i conti e vediamo come va”. Chiamatelo opportunismo o semplice rassegnazione, ma almeno non si strapazzano troppo. Mentre i vicini piangono miseria, loro si godono un leggero vantaggio, giusto per non doversi buttare anch'essi nel salvataggio disperato.
✅
Magari, la prossima volta che al telegiornale parlano di tariffe e mercati, spegnete la TV e uscite a prendere un gelato. Meno stress, più benessere. E chi lo sa, magari vi risparmiate pure qualche fregatura finanziaria. Non risolverete il protezionismo, ma almeno vi godrete un po' di zuccheri in pace.
Le informazioni contenute in questo sito non costituiscono consigli né offerte di servizi di investimento.
Leggi il Disclaimer »