La Cina sta affrontando una fase di rallentamento economico, complicata dalla guerra commerciale con gli Stati Uniti. I dazi imposti dall'amministrazione Trump, che raggiungono il 145% su alcuni beni cinesi, minacciano di limitare l'accesso della Cina al mercato statunitense, con potenziali ripercussioni su circa il 3% della forza lavoro. La crescita economica del primo trimestre del 2025 è rimasta sopra il 5%, ma il mercato del lavoro resta fragile. Nonostante un aumento della fiducia delle imprese e un incremento delle vendite di macchinari, le prospettive occupazionali rimangono incerte. La Cina deve incrementare la domanda interna per compensare la diminuzione delle esportazioni verso gli Stati Uniti.
La Cina affronta le sue “nuove sfide economiche” con la grazia di un elefante in un negozio di porcellane. Se vi siete persi l'ultimo episodio della soap opera economica mondiale, ecco un riassunto: Trump ha alzato i dazi come un bambino capriccioso che non vuole condividere i suoi giocattoli e la Cina deve cercare di non cadere a pezzi. Sorpresa, sorpresa: i dazi al 145% non hanno fatto esattamente bene all'accesso della Cina all'economia statunitense, la più grande del mondo. Chissà come mai!
Ora, che cosa pensavano che sarebbe successo? Che gli esportatori cinesi avrebbero continuato a far viaggiare le merci come se nulla fosse? Mentre la Cina si affanna a non perdere un terzo del PIL, gli economisti ci ricordano che il mercato del lavoro non è esattamente florido. Le aziende cinesi si tengono strette ai posti di lavoro come un naufrago si aggrappa alla zattera, in attesa di un “outlook economico più certo” prima di assumere qualcuno.
E per chi pensa che l'intelligenza artificiale e l'automazione siano la panacea di tutti i mali, ecco una bella notizia: hanno contribuito al rallentamento della domanda di lavoro. Bravi, avanti così! Il quadro è completato da un governo che si illude di poter trasformare gli ingranaggi arrugginiti della macchina economica con qualche spolveratina di stimoli qua e là. Ma, a quanto pare, la situazione del lavoro è un bel macigno sul cammino verso la ripresa dei consumi.
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Sapevate che la Cina, con tutta la sua potenza industriale, sta ancora cercando di aggiungere più di 12 milioni di posti di lavoro urbani entro il 2025? Come se i piani quinquennali non fossero già abbastanza ilari nella loro ambizione, aggiungiamo un obiettivo di occupazione che sa di missione impossibile.
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Cari strateghi cinesi, invece di contare sull'automazione per il prossimo miracolo economico, perché non provare a rivedere un po' i vostri piani di stimolo economico? Magari, e dico solo magari, puntare su qualche riforma strutturale o un aumento reale della domanda interna potrebbe essere utile. Ma, eh, che ne sappiamo noi comuni mortali di economia globale?
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