Pensioni, in arrivo la sentenza sugli arretrati degli aumenti del 2023 e 2024

Niccolò Mencucci Niccolò Mencucci - 14/02/2025 10:15

Pensioni, in arrivo la sentenza sugli arretrati degli aumenti del 2023 e 2024

In questi giorni è attesa la sentenza "definitiva" della Corte Costituzionale sulla controversia legata agli arretrati degli aumenti pensionistici per il 2023 e il 2024.

Ovvero gli adeguamenti annuali delle pensioni che in quei due anni sono stati ridotti dal Governo per chi percepiva un assegno superiore a quattro volte il minimo.

Con la sentenza della Corte, si chiarirà finalmente se i pensionati avranno diritto agli arretrati. Ma prima facciamo il punto della situazione e vediamo a quanto potrebbero ammontare questi arretrati.

Per saperne di più in merito all'argomento, consigliamo di approfondire al meglio la questione con questo video YouTube, con ringraziamento al canale di Mondo Pensioni.

Pensioni, cosa è successo agli aumenti del 2023 e del 2024

Era il 2022 quando l'allora appena nato Governo Meloni approvò con la Legge di Bilancio 2023 un nuovo sistema di calcolo per la perequazione annua, ovvero la rivalutazione delle pensioni prevista a inizio anno nuovo.

Invece di seguire quanto disposto dalla legge n. 448 del 1998, la Legge di Bilancio 2023 ha imposto un taglio agli aumenti per gli assegni previdenziali superiori a quattro volte il trattamento minimo.

Di conseguenza, nel 2023 e nel 2024 tutti gli aumenti sono stati fortemente ridotti per questi pensionati. Per la cronaca, in quelle due annate la perequazione era rispettivamente all'8,1% e al 5,4%. Ovvero 8,1 e 5,4 euro (lordi) in più ogni 100 euro di pensione.

Tale meccanismo sarebbe dovuto intervenire anche nel 2025, ma il Governo ha deciso di ripristinare il vecchio sistema di calcolo, probabilmente per il fatto che la perequazione prevista quest'anno è solo dello 0,8%.

Nel frattempo, come riporta Money.it, sono partiti diversi ricorsi, che hanno sollevato dubbi sulla legittimità costituzionale del taglio, in particolare per la possibile violazione degli articoli 3, 36 e 38 della Costituzione.

Dopo le ordinanze della Corte dei Conti della Toscana e della Campania, ora si attende il pronunciamento della Corte Costituzionale, che dovrà decidere se dare ragione o meno ai pensionati "defraudati". E se eventualmente concedere gli arretrati.

Pensioni, a quanto ammonterebbero gli arretrati per gli aumenti del 2023 e del 2024

Supponiamo che la Corte Costituzionale dia ragione ai pensionati e riconosca gli arretrati degli aumenti del 2023 e del 2024. A quanto ammonterebbero?

Dipende. Un pensionato con un assegno da 2.500 euro nel 2022, con il vecchio meccanismo, oggi percepirebbe circa 2.825 euro invece degli attuali 2.800 euro. Quindi, circa 25 euro di arretrati.

Nel caso di un assegno iniziale di 3.000 euro, oggi si avrebbe circa 3.400 euro di pensione con il meccanismo originale, e non gli effettivi 3.220 euro dovuti al sistema di calcolo "penalizzante" del Governo Meloni.

Addirittura, partendo nel 2022 con un assegno di 3.500 euro, il pensionato oggi avrebbe avuto 3.950 euro, e non gli odierni 3.725 euro.

A conti fatti, il taglio sarebbe rispettivamente di 180 e 225 euro per ogni mensilità. Per un totale di 2.340 - 2.925 euro all'anno (tredicesima inclusa).

Pensioni, quale potrebbe essere la sentenza della Corte per gli arretrati degli aumenti del 2023 e 2024

Stando ad alcune indiscrezioni, la Corte Costituzionale dovrebbe dare ragione ai pensionati, ma solo per quanto riguarda l'incostituzionalità della misura.

Diversamente, la Corte potrebbe non esprimersi in merito agli arretrati. E questo perché, malgrado tutto, il meccanismo disposto dal Governo Meloni aveva un fine "nobile": salvaguardare i conti pubblici.

Pertanto, il rimborso totale rischierebbe di gravare pesantemente sui conti pubblici. Significherebbe infatti ridare a decine di migliaia di pensionati degli arretrati che, come abbiamo visto sopra, possono arrivare a quasi tremila euro all'anno. E quindi costare milioni di euro alle casse dello Stato.

Non resta che attendere la sentenza per capire quale sarà il destino di migliaia di pensionati.

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