Dopo un anno passato a leccarsi le ferite, i risparmiatori tornano a guardare con rinnovato interesse ai titoli di stato e ai bond in generale. Il rialzo dei tassi, infatti, offre la possibilità di ottenere rendimenti interessanti.
E, nel caso di inversione della politica monetaria da parte delle banche centrali, i titoli potrebbero apprezzarsi in conto capitale.
Non bisogna però sottovalutare i rischi che si possono correre.
Bond: chi li emette fa la differenza
Dopo aver trascorso mesi difficili come quelli che hanno contraddistinto l’anno 2022, c’è il rischio di farsi abbagliare da fuochi fatui e di perdere la lucidità necessaria per decidere come impiegare i propri risparmi nel modo corretto.
Se si parla di obbligazioni o di bond in generale, il pericolo è quello di farsi attrarre da rendimenti potenzialmente interessanti tralasciando altri aspetti fondamentali nella scelta di un investimento.
La voglia di voltare pagina, di recuperare quanto perso lo scorso anno, di tornare a vedere la luce in fondo al tunnel, può infatti giocare brutti scherzi.
Occorre quindi fare molta attenzione a chi emette i titoli obbligazionari: che si tratti di uno Stato o di una azienda.
Oltre al rischio emittente, va considerato anche quello inerente alla liquidabilità o meno del titolo.
Se uno strumento finanziario è illiquido, ovvero difficilmente smobilizzabile, si potrebbero presentare seri problemi in caso di vendita, realizzando meno di quanto preventivato o essendo costretti a dilatare i tempi previsti per avere a disposizione il controvalore.
Obbligazioni: l’incognita banche centrali
Se si opta per un titolo a tasso fisso, occorre valutare anche un ulteriore rischio, ovvero quello legato al comportamento che terranno le banche centrali da qui ai prossimi mesi.
Il tutto è ovviamente collegato all’andamento dell’economia generale e, nello specifico, al tasso di inflazione e al verificarsi o meno di uno stato recessivo più o meno importante e duraturo.
I titoli a tasso fisso, infatti, vedono i loro corsi (prezzi) essere correlati all’andamento dei tassi di interesse di mercato.
Se i tassi salgono, il corso dei titoli precedentemente emessi scende e, in caso di smobilizzo prima della scadenza, il risparmiatore può andare incontro a perdite anche consistenti.
Se invece l’obbligazione viene portata sino alla naturale scadenza, non ci sono problematiche di alcun genere.
Sappiamo però che gli imprevisti possono essere sempre dietro l’angolo e quindi, considerare le modalità con le quali si muoveranno le banche centrali, diventa un fattore da prendere seriamente in considerazione.
Bond: quali acquistare?
Senza voler entrare nel merito del singolo titolo, ci sono alcuni accorgimenti generali che è utile considerare al fine di ponderare al meglio le proprie scelte.
Innanzitutto, è fondamentale individuare correttamente quelle che sono le proprie esigenze e l’arco temporale che si ha a disposizione.
Occorre poi sapere che, se si acquista un titolo a cedola fissa, si può andare incontro ad oscillazioni di prezzo anche notevoli, specie sulle scadenze più lunghe.
Ad esempio, un titolo ventennale o trentennale, può dar luogo ad un range di variazioni decisamente ampio.
Ecco che quindi, un giusto mix tra tasso fisso e variabile, permette di diversificare il rischio e di ridurre la possibilità di perdite.
Allo stesso modo, bilanciare il portafoglio obbligazionario alternando scadenze a breve, medio e lungo termine (in base alle proprie esigenze), consente di contenere l’impatto dovuto a repentini cambi di scenario.
Non bisogna poi dimenticare l’utilità di ripartire l’investimento su più emittenti, al fine di limitare il rischio di default, di illiquidità o di problematiche anche transitorie.