Banche: la situazione
Il 2023 era iniziato bene, con la voglia di mercati ed operatori di lasciarsi alle spalle un anno decisamente negativo e provare a guardare con maggior ottimismo al futuro.
I primi dati, in tal senso, erano parsi incoraggianti, in vista di una possibile ripartenza dell’economia già nel secondo semestre dell’anno in corso.
Poi, però, come fulmini a ciel sereno, sono giunti dapprima la vicenda relativa alla Silicon Valley Bank e, subito a ruota, quella legata al Credit Suisse, colosso elvetico del settore finanziario.
In realtà, la banca elvetica, già negli ultimi anni era stata interessata e coinvolta in vicende non proprio trasparenti e quindi, proprio immacolata, non poteva essere.
Le modalità con le quali è stata gestita l’acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS, con la penalizzazione degli obbligazionisti a discapito degli azionisti, ha destato inoltre molte perplessità che hanno avuto ricadute non solo sul settore delle azioni del comparto ma anche dei bond.
Ciò che si teme, quindi, è la diffusione a macchia d’olio di una problematica che potrebbe varcare la soglia dei confini svizzeri.
Sistema bancario: è davvero così catastrofico?
I mercati hanno e stanno reagendo di pancia, temendo il peggio.
Realisticamente, però, appare, ad oggi, abbastanza improbabile che, quanto successo a Credit Suisse possa avere serie ripercussioni sull’intero sistema bancario.
In generale, infatti, gli istituti di credito, presentano rapporti patrimoniali e finanziari decisamente superiori a quelli minimi stabiliti dalle normative vigenti.
Anche la presenza di titoli del colosso elvetico all’interno dei portafogli degli istituti europei e italiani nello specifico, dovrebbe comunque essere abbastanza limitata evidenziando quindi una esposizione ridotta nei confronti di questa vicenda.
Risulta comunque comprensibile come, il primo pensiero, sia andato a quanto successo una quindicina di anni fa con la vicenda Lehman Brothers.
Lo scenario attuale, però, pare significativamente differente e quindi, le possibilità che si ripresenti un evento simile paiono piuttosto lontane.
Detto questo, occorre tenere comunque gli occhi aperti perché non è escluso che qualche altra banca, possa evidenziare problematiche simili nell’attualità o comunque a breve.
Come sempre, la diversificazione e la parcellizzazione degli investimenti consentono di ridurre il rischio all’interno del proprio asset globale.
Azioni banche: cosa fare
Gli istituti di credito domestici, innanzitutto, evidenziano parametri relativi a liquidità, solidità, solvibilità, decisamente superiori rispetto ai valori minimi stabiliti dalla normativa in essere.
Ergo, le preoccupazioni possono essere legate all’effetto negativo che si è generato sui mercati relativamente ai casi SVB e Credit Suisse, ma, passata l’onda, si dovrebbe tornare a guardare con fiducia a titoli azionari in grado di garantire una buona redditività.
Le banche italiane, infatti, nel loro complesso, costituiscono il settore che mediamente riconosce e paga dividendi tra i più alti del mercato.
Questo, quindi, si traduce in un rendimento di periodo decisamente interessante mentre, l’investimento in sé, può essere tendenzialmente considerato tra quelli da cassetto in grado di offrire il meglio nel medio/lungo periodo.
In linea di massima, quindi, pur continuando a prestare attenzione agli eventi, non dovrebbero sussistere particolari criticità per ciò che concerne le azioni delle banche nostrane.
Anzi, queste fasi di ritracciamento, potrebbero essere valutate come opportunità di acquisto davvero interessanti.