CAPITOLO 9 - IL DIBATTITO ANALISI TECNICA - EFFICIENZA
9.2.5 Una procedura di verifica diversa
Un'indagine molto interessante sulla diffusione dell'analisi tecnica è stata condotta
nel 1989 sul mercato londinese 1; anche se, nella
fattispecie, oggetto d'analisi era il mercato dei cambi, si possono comunque ritrovare
molti aspetti importanti anche ai nostri fini.
Lo spunto dal quale prende avvio la ricerca sono i risultati di un questionario sul
chartismo effettuato tra i maggiori operatori del mercato di Londra e i dati di un
prospetto contenente le previsioni degli analisti tecnici sui cambi a distanza di una e di
quattro settimane.
Da tutti gli elementi raccolti sull'analisi tecnica attraverso l'indagine, ed in particolare
dal diffuso utilizzo e allo stesso tempo dalla percepita soggettività dell'approccio,
nasce l'esigenza di giudicare direttamente le indicazioni dell'analista
2, senza tentare di ricavarne autonomamente attraverso
modellizzazioni che si rivelerebbero vere e proprie forzature.
È con questo fine che Allen e Taylor compongono un semplice database costituito
da tutte le aspettative dei graficisti sul futuro tasso di cambio, in modo da permettere ad
ogni analista di utilizzare tutti gli strumenti che ritiene adeguati per quella particolare
situazione di mercato.
Nel periodo tra giugno 1988 e marzo '89 un campione di analisti tra i più stimati
viene intervistato ogni giovedì per conoscere le aspettative ad una e quattro
settimane su alcuni cross rates sul dollaro.
I risultati ottenuti confermano in primo luogo che l'analisi tecnica fornisce indicazioni
migliori nel breve periodo (gli errori previsivi sono più frequenti con un orizzonte
a quattro settimane); in secondo luogo si evidenzia una tendenza alla diminuzione degli
errori nei momenti in cui il mercato è trending, fatto che indica aspettative
di tipo estrapolativo 3 degli analisti.
Infine si nota una sistematica sottostima dei movimenti rialzisti e contemporanea sovrastima
dei movimenti al ribasso; questo suggerisce evidentemente un'elasticità delle attese
inferiore ad uno, in linea con l'ipotesi precedente di aspettative estrapolative.
Questo aspetto è di primaria importanza, in quanto implica che le indicazioni degli
analisti tecnici non sono in grado di causare quelle deviazioni esplosive dal valore
stabilito dai fondamentali (bolle speculative); possono peraltro generare, secondo gli
autori, temporanee deviazioni di tipo stazionario note come fads.
Un'altra caratteristica interessante emergente dai risultati è una differenza
significativa, anche dal punto di vista statistico, tra l'accuratezza delle previsioni
tra i vari analisti intervistati: almeno un graficista appare in tutti i casi essere
più corretto rispetto alla media del gruppo rimanente.
Questo suggerisce che gli analisti tecnici sono ben lontani dall'essere un gruppo
omogeneo, per gli strumenti utilizzati e per le eterogenee previsioni sviluppate.
Allen e Taylor non mancano di confrontare i risultati ottenuti dall'analisi tecnica con
altri metodi econometrici di previsione delle serie storiche; ad esempio viene identificato
e stimato un modello ARIMA di Box e Jenkins sulla base dei prezzi registrati nei sei
mesi precedenti il periodo di riferimento, ed un modello Vector Autoregressions (VARs),
fondato sull'evoluzione precedente dei tassi di cambio, dei differenziali d'interesse e del
mercato azionario.
È significativo che, in entrambi i casi, si siano ottenuti previsioni in media meno
accurate rispetto alle indicazioni degli analisti tecnici.
1 Allen H. Taylor M.P.,
Charts Noise and Fundamentals: A Study of the London Foreign Exchange Market, Discussion Paper 341 Center for Economic Policy Research (1989).
2 L'idea di valutare ex-post la correttezza dei servizi di previsione forniti da analisti tecnici non è del tutto nuova; ad esempio in Goodman,
Foreign exchange forecasting techniques: implications for business and policy The Journal of Finance (1979), si notava come la consulenza di tipo tecnico risultava superiore alla strategia passiva, mentre non lo erano la consulenza di tipo fondamentale o econometrico. A questo proposito si veda anche Bilson J.F.O.,
The speculative efficiency hypothesis, Journal of Business (1981).
3 Si distinguono innanzitutto
aspettative statiche (Pe
t+n - P
t = 0), con elasticità pari ad uno, che si verificherebbero sostanzialmente se i prezzi seguissero un random walk;
aspettative bandwagon (Pe
t+n - P
t =
a (P
t- P
t-1) con
a > 0) con elasticità pari ad 1+
a, con un effetto destabilizzante dell'analisi tecnica sui mercati;
aspettative estrapolative (Pe
t+n= (1-
b) P
t +
b P
t con 0<
b<1 ) con elasticità inferiore all'unità, che non implicano una sistematica ed esagerata reazione ai cambiamenti del prezzo al tempo
t.