CAPITOLO 9 - IL DIBATTITO ANALISI TECNICA - EFFICIENZA
9.4 Alcune considerazioni conclusive
Per concludere il confronto analisi tecnica-efficienza sono doverose alcune brevi
considerazioni teoriche, stimolate dalle ricerche della letteratura empirica che
sono state presentate.
Innanzitutto ci si può chiedere per quale motivo l'analisi tecnica, se risulta
così profittevole come è dimostrato nelle ricerca di Goldberg e
Schulmeister e del CRISMA trading system, non viene utilizzata dalla
totalità degli operatori.
Un altro interrogativo che sorge spontaneo riguarda la possibilità che
l'utilizzo diffuso di queste trading rules porti alla progressiva scomparsa
dell'iniziale opportunità di profitto.
La risposta a queste domande può essere piuttosto complessa; la prima questione
implica la distinzione tra chi vince e chi perde ed in particolare impone la
comprensione del perché il gruppo dei perdenti, che non è necessariamente
sempre lo stesso in ogni periodo, persiste.
A questo proposito può essere utile ricordare il fatto che le trading rules
generano, come si è visto, un maggior numero di operazioni in perdita rispetto alle
operazioni in profitto; il ricorrente verificarsi di periodi caratterizzati da tali eventi
negativi, può indurre gli agenti economici a credere che l'analisi tecnica sia un
approccio del tutto inutile.
Per quanto riguarda la seconda questione va considerato che la speculazione generata
dall'analisi tecnica porta generalmente ad un incremento della volatilità e non
ad una sua diminuzione; questo dovrebbe far sì che l'utilizzo diffuso delle
trading rules abbia l'effetto di incrementare le opportunità di profitto e
non il contrario.
Tale questione può essere ricondotta al problema dei cosiddetti spillover
positivi 1, ovvero ad un particolare tipo di inefficienza
informativa: i trader ottengono migliori risultati se tanti altri agiscono sulla base
delle stesse informazioni, sul modello del famoso beauty contest di Keynes,
nell'ambito del quale i giudici votano sulla base della popolarità attesa delle
concorrenti e non sulla base dell'effettiva bellezza.
Naturalmente in questo caso i giudici otterrebbero migliori risultati coordinando le loro
scelte, anche se queste scelte si focalizzano su qualcuno che non è proprio il
migliore.
Allo stesso modo i traders con orizzonte temporale breve otterranno migliori risultati
coordinando gli sforzi di ricerca verso uno stesso tipo di informazione, anche se tale
informazione è poco rilevante nella determinazione del valore di lungo periodo
del titolo.
Questo è in forte contrasto con gli usuali asset pricing models, nell'ambito
dei quali lo spillover è al contrario negativo; un trader è
favorito quando nessun altro sta operando sulla base della sua informazione.
Questo aspetto della speculazione di breve periodo introduce un altro tema ricorrente,
che peraltro non è nuovo tra le critiche alla validità dell'analisi
tecnica, è cioè la cosiddetta self-fulfilling profecy ovvero
profezia autoverificantisi; la conoscenza dei segnali operativi generati dallo studio
della serie storica di prezzo sarebbe essenziale non tanto per una sua validità
intrinseca, bensì poiché metodologia d'analisi molto diffusa ed in grado
quindi di trascinare essa stessa il mercato.
Le implicazioni di una tale eventualità sono ovvie: a prescindere da qualsiasi
considerazione sulla validità dell'analisi tecnica, conviene comunque seguirne
le indicazioni, per essere in grado di sfruttare anche quei movimenti di mercato generati
da previsioni di tipo non fondamentale; anzi gli speculatori ignorano in modo razionale
informazioni relative al valore fondamentale del titolo, la realizzazione delle quali
è troppo distante nel tempo.
1 Froot K.A. Scharfstein D.S. Stein J.C.,
Herd on the Street: Informational Inefficiencies in a Market with Short-Term Speculation, The Journal of Finance (1992).