Un’analisi dell’effetto Magnet tra teoria, un esempio pratico ed una nuova proposta firmata Citigroup per scoprire una nuova forma di protezione dai ribassi
Quando si parla di caratteristiche difensive di un certificato a capitale condizionatamente protetto, gli esempi che vengono subito in mente sono in primis l’effetto airbag (che consente di calcolare la performance negativa a partire dalla barriera e non dallo strike, per una significativa riduzione delle perdite in caso di evento barriera) ed i premi incondizionati (che garantiscono un flusso certo di premi fino a scadenza) o ancora meglio una combinazione delle due. In questi casi l’analisi di scenario a scadenza risulterà dunque “addolcita” nelle ipotesi di evento barriera, in virtù del downside risk ridotto di queste strutture, con il prezzo dei certificati che risulterà peraltro meno volatile nel corso della propria vita. È soprattutto in quest’ultima ottica che sta acquisendo notorietà, riscuotendo sempre più interesse tra gli investitori, l’effetto Magnet: tale opzione, infatti, anche se non di immediata e facile comprensione, consente di ridurre mensilmente il trigger di rimborso anticipato seguendo l’andamento del sottostante peggiore fino al livello del floor.
L’effetto Magnet, per le caratteristiche che ora andremo ad approfondire, risulta particolarmente adatto in contesti di mercato fortemente rialzista, come quello che stiamo vivendo, dando all’investitore maggiori margini di errore sul market timing nell’ingresso in posizione: la discesa più rapida del trigger per il rimborso anticipato permette infatti allo strumento di avere una riduzione di valore molto più limitata rispetto all’andamento del sottostante (in termini tecnici, il delta del certificato è inferiore rispetto ad una struttura identica ma con trigger fisso o di tipo step down), stimando una maggiore probabilità di rimborso alle successive date di rilevamento. Nonostante la storia piuttosto giovane del Magnet, abbiamo già avuto modo di osservare un esempio concreto (e significativo) in questo senso: parliamo di un certificato scritto su un basket worst of contenente Nexi (con strike ad 8 euro circa e barriera a 4,80 euro), titolo che ha attraversato un periodo di forte volatilità nelle ultime settimane. Ebbene, nonostante le azioni siano precipitate in area 5,5 euro (al 68% circa dello strike), il prezzo del certificato si è mantenuto sempre al di sopra del 90% del nominale: il trigger autocall era infatti sceso fino al floor (6,44 euro, 80% dello strike) fornendo un’opportunità di uscita o la possibilità di spostarsi su un altro prodotto maggiormente difensivo o più reattivo, a seconda della view sul titolo Nexi, poi ripartito fino ad oltre i 7 euro.
Tra le strutture Magnet di ultima emissione maggiormente interessanti troviamo il Phoenix Memory Magnet (ISIN: XS2623596975) emesso da Citigroup e scritto su un basket contenente Unicredit, Repsol e STMicrolectronics, con barriere capitali fissate al 60% degli strike price. Il prodotto paga un premio dello 0,8333% mensile (dotato di effetto memoria, trigger premio posto al 60% dei rispettivi strike), corrispondente ad un rendimento annualizzato in condizioni di lateralità dei sottostanti pari al 9,7% circa, considerando anche il prezzo di acquisto attualmente leggermente al di sopra della parità. Ma la caratteristica saliente del prodotto risiede appunto nell’autocallability: il certificato può essere infatti richiamato anticipatamente a partire dalla data di osservazione del 28 agosto 2024, con il trigger autocall che sarà inizialmente posto in corrispondenza dei valori di riferimento iniziali e successivamente sarà pari al maggiore tra il livello del sottostante di riferimento (il worst of del paniere) alla data di osservazione precedente e addirittura il 70% dello strike (floor).
Facciamo un esempio pratico. Alla data di osservazione di fine agosto 2024, uno dei tre titoli è in ribasso del 20%, una variazione che impedirà di fatto il rimborso anticipato, data la condizione richiesta di una rilevazione almeno pari al 100% dello strike iniziale. Il mese successivo, il livello necessario per far sì che il certificato possa essere richiamato rimborsando i 1000 euro nominali, sarà pari all’80% e non più al 100%: di conseguenza, se il titolo che il mese precedente aveva fissato il proprio livello al -20% rimarrà allo stesso prezzo, il certificato rimborserà i 1000 euro più la cedola. Si comprende quindi facilmente come anche a fronte di un -20% , il prezzo sul secondario di questo certificato non sarà poi cosi lontano dai 1000 euro. Ma cosa accadrà se ad esempio alla data di osservazione di fine settembre il titolo peggiore sarà ancora più in basso, ad esempio a -30%? Per il rimborso anticipato si dovrà attendere almeno un ulteriore mese, con il trigger che a quel punto per la data di osservazione di fine ottobre sarà pari al 70%: allo stesso modo visto in precedenza, un eventuale fixing del titolo più debole pari a -30% dallo strike, comporterà un rimborso del certificato a 1000 euro più cedola, motivo per cui anche in questa situazione il prezzo sul mercato non potrà essere poi così distante da 1000 euro. E così via, mese dopo mese, con l’unica condizione del “floor “ al 70%, ossia che il livello richiesto per il rimborso non potrà ad esempio scendere al 50% o 60% anche se il titolo worst of dovesse ulteriormente peggiorare.
La durata massima del certificato è di tre anni; nel caso in cui si arrivi alla data di osservazione finale del 30 novembre 2026, il prodotto rimborserà il proprio valore nominale, oltre ad un ultimo premio pari dello 0,8333%, qualora Repsol, titolo peggiore che attualmente compone il paniere (al 98,6% circa dello strike price) non perda un ulteriore -39% circa dalla quotazione corrente. Al di sotto del livello barriera, il valore di rimborso del certificato verrà invece diminuito della performance negativa del titolo worst of, che verrà calcolata a partire dallo strike price iniziale.
Report a cura di Pierpaolo Scandurra
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