Il nuovo Fixed Cash Collect Airbag, targato Marex e scritto su titoli bancari, protegge da ribassi fino ad oltre il -70%.
Torniamo a parlare oggi della struttura a capitale condizionatamente protetto in assoluto più protettiva e resiliente nel panorama dei certificati di investimento, ossia il Fixed Cash Collect Airbag, nella sua versione a lunga scadenza. Ricordiamo infatti che per questa specifica tipologia di prodotto è proprio una maturity distante nel tempo a fare la differenza rispetto ad un certificato di durata inferiore, potendo l’investitore contare su un flusso di premi incondizionati particolarmente consistente, vista appunto la lunga scadenza del prodotto. D’altro canto, in caso di performance positiva (o per meglio dire laterale) dei titoli sottostanti, il risparmiatore non sarebbe costretto a detenere il titolo fino a scadenza, grazie alla possibilità di autocall anticipata dello strumento dopo circa un anno di vita: insomma, in caso di sofferenza delle azioni sottostanti il capitale verrebbe protetto dai premi incondizionati (e dall’effetto airbag), qualora invece i titoli dovessero performare bene si avrebbe comunque la possibilità di rientrare anzitempo dell’investimento effettuato.
Entrando nei dettagli del certificato, questo nuovo Fixed Cash Collect Airbag (ISIN: IT0006755869) è emesso da Marex (rating BBB, investment grade, assegnato da S&P Global Rating) ed è scritto su un basket worst of composto da quattro banche europee: Intesa Sanpaolo, Société Générale, Unicredit e BNP Paribas. Il certificato prevede, come accennato, il pagamento di premi di tipo incondizionato pari allo 0,659% a cadenza mensile (7,908% p.a.) fino a scadenza, prevista in data 4 giugno 2028, con la possibilità di essere rimborsato anticipatamente (valore nominale pari a 1.000 euro), alle stesse date di osservazione mensili, a partire da giugno 2024, qualora tutti i titoli rilevino almeno in corrispondenza del 95% degli strike price (il trigger autocallable è fisso).
Sommando tutti i premi previsti fino a scadenza, otteniamo un flusso di premi incondizionati pari a 395,4 euro, che agisce come una sorta di “cuscinetto” in favore dell’investitore, proteggendo di fatto quasi il 40% del valore nominale dello strumento e limitando così il downside risk negli scenari più catastrofici. Il resto del lavoro lo fanno poi l’effetto airbag unito al posizionamento decisamente conservativo delle barriere, poste al 50% degli strike price: su Intesa Sanpaolo nell’intorno degli 1,1 euro (livello mai più raggiunto dal titolo dal 2013), su Société Générale vicino i 10 euro (mai toccati dal titolo negli ultimi 30 e sotto i minimi del 2020), su Unicredit intorno agli 8 euro (corrispondenti ai minimi del 2022) e su BNP Paribas a 25,235 euro (al di sotto dei minimi pandemici). La presenza dell’effetto airbag consente infine di ammortizzare significativamente il rendimento negativo del certificato in caso di evento barriera: la performance negativa verrà infatti calcolata a partire dalla barriera e non dallo strike price.
Sintetizzando in numeri quanto esposto finora, otteniamo non solo una performance potenziale in condizioni di lateralità (e fino al -52% del peggiore dei sottostanti) pari a circa il 7,5% annualizzato, ma addirittura un rendimento leggermente positivo anche in caso di un -70% di uno dei sottostanti del basket: pur non potendo parlare in senso strettamente tecnico di certificato protetto, rileviamo come il livello di resilienza della struttura sia particolarmente elevato, anche in considerazione della qualità dei sottostanti che compongono il paniere.
Report a cura di Pierpaolo Scandurra
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