Il Phoenix Memory Softcallable di EFG International offre un rendimento dell’1% al mese su Banco BPM ed Unicredit
Una delle principali tendenze che abbiamo riscontrato sul segmento dei certificati di investimento negli ultimi mesi è stata la preferenza per quelle strutture con possibilità di autocall immediata o comunque facilitata: si tratta dei cosiddetti certificati “fast”, dicitura poco tecnica ma efficace che sta ad indicare quei prodotti che possono andare in rimborso in tempi brevi, favorendo un continuo ricircolo all’interno dei portafogli. Il vantaggio dei “fast” in termini di rendimento è evidente: proprio in ragione delle elevate probabilità di autocall alle prime date di rilevazione, le possibilità che l’emittente debba riconoscere all’investitore il flusso cedolare previsto fino a scadenza sono piuttosto basse, consentendo così di incrementare l’ammontare cedolare promesso, nella quasi certezza che questo non verrà mai pagato per intero. Se questa tipologia di prodotti può essere prediletta da quegli investitori attivi che abbiano la pazienza (ed il tempo) di gestire quotidianamente il proprio portafoglio, lo stesso non si può dire per coloro che desiderino avere una maggiore stabilità (almeno in termini di composizione) dei propri investimenti.
Una soluzione per soddisfare quest’ultima esigenza può essere rappresentata dai certificati a richiamo discrezionale (meglio conosciuti come Softcallable o Callable), sfuggendo al meccanismo di richiamo anticipato automatico. Per queste strutture sarà l’emittente (a fronte di un adeguato mark up riconosciuto al risparmiatore) a scegliere se esercitare l’opzione di rimborso anticipato oppure di mantenerle in vita, continuando a pagare il flusso cedolare previsto. Sui criteri adottati dall’emittente per effettuare tale scelta bisogna considerare tutte le variabili utilizzate al momento dell’emissione del prodotto, ossia tassi di interesse, volatilità dei sottostanti, dividendi attesi e ovviamente il posizionamento rispetto a strike e barriera: in linea generale, vi sarà da attendersi che l’emittente vada a richiamare tutte quelle strutture impossibili da ricreare con le condizioni di mercato nel momento della valutazione, lasciando invece “correre” prodotti lanciati in momenti sfavorevoli e dunque relativamente avari in termini di rendimento.
Tra gli emittenti più attivi su questo fronte c’è sicuramente EFG International, che nello scorso marzo aveva lanciato questo interessante Phoenix Memory Softcallable (ISIN: CH1336217778), scritto su un basket appunto da Unicredit e Banco BPM. Il prodotto paga un premio condizionato pari all’1% mensile (12% p.a., trigger premio posto in corrispondenza del 50% degli strike price), con durata residua massima pari a quattro anni ed otto mesi. Alle stesse date di osservazione mensili, a partire dal 20 settembre 2024, il certificato può essere richiamato anticipatamente a discrezione di EFG, in virtù della presenza dell’opzione callable in capo all’emittente, che può rimborsare il valore nominale dello strumento (pari a 1.000 euro) insieme ad un ultimo premio dell’1%.
Qualora si giunga alla data di osservazione finale del 20 marzo 2029 senza che il certificato sia stato richiamato dall’emittente, il prodotto rimborserà il proprio valore nominale, oltre ad un ultimo premio, qualora Banco BPM, titolo peggiore che attualmente compone il paniere (al 103,2% dello strike price) non perda un ulteriore -52% circa dalla quotazione corrente. Al di sotto del livello barriera (posto al 50% degli strike) il valore di rimborso del certificato verrà invece diminuito della performance negativa del titolo worst of, che verrà calcolata a partire dallo strike price. Il certificato è in quotazione sul segmento Cert-X ad un prezzo lettera inferiore alla parità, con un rendimento ottenibile dall’investitore pari al 12,3% circa annualizzato, in caso di mantenimento della barriera a scadenza.
Report a cura di Pierpaolo Scandurra
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