La doppia vita dei Maxi Coupon

Pierpaolo Scandurra Pierpaolo Scandurra - 16/11/2023 14:13

La vita oltre lo stacco: gli “ex-Maxi” diventano spesso valide alternative recovery

I certificati di investimento si stanno affermando sempre più come la tipologia di strumento finanziario dotata di maggiore efficienza fiscale, grazie alla natura dei redditi da essi generati, nella quasi totalità dei casi ricompresi nella categoria dei redditi diversi. Come ormai noto (in attesa di capire se la riforma del fisco attualmente allo studio dell’esecutivo cambierà l’ordine delle cose), il vantaggio sostanziale dei redditi diversi è quello di consentire la compensazione delle plusvalenze da essi generate (rappresentate sia dai premi distribuiti che dal profitto in conto capitale) con le minusvalenze pregresse, a differenza dei redditi di capitale, i quali sono invece soggetti a tassazione a prescindere dalla presenza di minus nello zainetto fiscale. Per sfruttare al massimo questa caratteristica sono stati ideati i certificati Maxi Coupon, in grado di distribuire un premio iniziale molto corposo che vada a lavorare immediatamente lo zainetto fiscale (a condizione che il proprio dossier titoli sia detenuto presso un intermediario che adotta la c.d. compensazione immediata).

Una volta pagato il Maxi Coupon, il prezzo di questi prodotti scende poi di una percentuale corrispondente al premio, andando spesso a quotare fisiologicamente molto a sconto rispetto alla componente lineare e diventando così appetibile per coloro che vogliano mettere in atto una strategia di switch to recovery. Non è infatti raro trovare “ex Maxi” con quotazioni tra il 70% e l’80% del nominale, in grado di generare importanti guadagni in conto capitale in caso di richiamo anticipato ad una delle prime date utili per l’autocall.

Tra i migliori esempi in tal senso attualmente disponibili sul mercato secondario, troviamo il Phoenix Memory Maxi Coupon (ISIN IT0006759176); il certificato ha staccato lo scorso 16 ottobre una maxi cedola del 18%, arrivando a quotare ben al di sotto degli 800 euro nonostante i tre titoli che attualmente compongono il basket (BNP Paribas, Enel e Stellantis) si trovino nei pressi dei rispettivi strike price: la peggiore è attualmente la banca francese al 94% circa dello strike, mentre Enel e Stellantis si mantengono al di sopra dei rispettivi livelli iniziali. Il flusso cedolare residuo non è certamente dei più elevati (appena l’1% trimestrale, 4% p.a., con trigger premio al 60% degli strike) ma acquistandolo all’attuale prezzo ask pari a 783 euro circa, il certificato consentirebbe di generare un rendimento pari a circa il 31,5% (considerando anche i tre premi dell’1%) in caso di rimborso anticipato il 12 settembre 2024, pari a quasi il 38% su base annua. Ovviamente, più lontano nel tempo sarà il rimborso, inferiore sarà il rendimento annualizzato, che scenderà comunque ad un più che accettabile 12,1% nel caso in cui il prodotto arrivi fino a scadenza (senza che nessun titolo abbia rilevato al di sotto della rispettiva barriera capitale).

Come accennato, la durata residua del certificato è di 3 anni e dieci mesi, con la possibilità, a partire dalla data di osservazione del 12 settembre 2024 e per le successive date a cadenza trimestrale, di rimborso anticipato del valore nominale, pari a 1.000 euro, qualora tutti i titoli rilevino al di sopra del 100% dei rispettivi strike price (il trigger autocallable è fisso). Nel caso in cui si arrivi alla data di osservazione finale del 13 settembre 2027, il prodotto rimborserà il proprio valore nominale, oltre ad un ultimo premio pari all’1%, qualora BNP Paribas, titolo peggiore che attualmente compone il paniere non perda un ulteriore -36% circa dalla quotazione corrente. Al di sotto del livello barriera, il valore di rimborso del certificato verrà invece diminuito della performance negativa del titolo worst of, che verrà calcolata partire dallo strike price.

 

 

Report a cura di Pierpaolo Scandurra
www.certificatiederivati.it

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