Il contagio da coronavirus e la guerra dei prezzi sul petrolio hanno causato una discesa record delle quotazioni del barile e a cascata un tracollo dei titoli petroliferi. Ma ENI a 8 euro non vale un po’ troppo poco?
Non solo l’epidemia da coronavirus ha contratto la domanda di petrolio nel mondo provocando una discesa dei prezzi, ma anche la scelta presa a Riad nella notte tra domenica e lunedì ne ha causato il tracollo, fino a causare la peggiore performance negativa (-30%) dai tempi della Guerra del Golfo. Tale evento ha portato ancora più in basso i prezzi dei titoli del settore petrolifero, che già viveva una fase di debolezza relativa rispetto al resto del mercato.
A fronte di ciò, il titolo a maggior capitalizzazione del nostro listino, Eni, ha sofferto molto questa improvvisa decisione registrando una performance negativa “shock” in avvio di settimana : - 20% e discesa a livelli di prezzo visti solamente prima del 2000.
A questi prezzi un ingresso sul Cane a sei Zampe è doveroso in prospettiva futura e il coraggio di sfidare i ribassi lo si può trovare in una strategia offerta da un certificato quotato da Vontobel in Borsa Italiana. Il certificato è un Phoenix Memory (ISIN: DE000VE8FWB2) che per prezzo e caratteristiche sembra una vera occasione causata dalla volatilità implicita schizzata fino al 70% .
Più nel dettaglio, il certificato è collegato all’andamento di due titoli, oltre che Eni anche un’altra big come Intesa Sanpaolo compone il basket, e presenta una scadenza di soli due anni, a marzo 2022. Il prodotto punta a pagare un flusso di importi trimestrali con memoria dell’1,01% del valore nominale di 100 euro se il titolo peggiore sarà al di sopra del 50% degli strike della struttura, ovvero a prezzi non inferiori a 5,59 euro su Eni e 1,07 euro su Intesa Sanpaolo: tuttavia l’elevato interesse di queste ore è causato dal forte ribasso delle ultime sedute da parte dei due titoli e più in particolare dalla volatilità salita vertiginosamente su Eni, che ha spinto i prezzi sul mercato di Borsa Italiana fino a 65 euro circa, ossia il 35% in meno rispetto ai prezzi di emissione.
Approfittando dei saldi in corso, il certificato sarebbe pertanto in grado di rendere fino al 65% in soli due anni, in virtù del rimborso dei 100 euro nominali alla scadenza, alla sola condizione che Eni e Intesa quotino il 4 marzo 2022 a prezzi superiori rispettivamente a 5,59 e 1,07 euro. Sarebbe come acquistare Eni oggi e ottenere 13,2 euro ad azione a marzo 2022 senza che vi sia la necessità che il titolo ci arrivi, in quanto per conseguire il medesimo risultato con il certificato sarà sufficiente che Eni non scivoli al di sotto di 5,59 euro ( e contemporaneamente che Intesa faccia lo stesso).
Nello scenario avverso in cui uno di questi due titoli sarà al di sotto della barriera, a scadenza verrà rimborsato il valore nominale rettificato per la performance negativa del titolo peggiore.
Completa il quadro del funzionamento un’opzione di rimborso anticipato che potrebbe attivarsi già a partire da giugno qualora entrambi i titoli riuscissero a segnare un rialzo contemporaneo di almeno il 10% ( la stessa condizione varrà anche per la rilevazione di settembre) o del 15% per la rilevazione di dicembre. A partire da marzo 2021, invece, per ottenere prima della scadenza il rimborso dei 100 euro sarà sufficiente una rilevazione non inferiore all’85% dei rispettivi livelli di emissione dei due titoli.
Passiamo ad un’analisi più dettagliata dei titoli componenti il basket del certificato.
Intesa Sanpaolo, una delle punte di diamante del nostro indice, ha aumentato la propria capitalizzazione di mercato negli ultimi esercizi. I ricavi netti sono diminuiti ma vi è stato un aumento del margine sui ricavi che evidenzia come l’istituto bancario sia in grado di valorizzare il proprio business. Inoltre, l’aspetto che maggiormente interessa la solidità della banca, soprattutto per quanto riguarda gli stress test condotti periodicamente dalla BCE, è il debito. Il debito è diminuito notevolmente migliorando tutte quelle metriche che ne migliorano il bilancio come il rapporto Debito/Capitale Proprio. Anche la redditività del capitale netto e il margine operative sono cresciuti a conferma di come l’amministrazione stia valorizzando l’attività della banca.
Eni si colloca come un titolo maturo e dal business consolidato. A conferma di ciò vi sono i fondamentali che evidenziano stabilità e solidità per quanto riguarda i bilanci aziendali.
La capitalizzazione di mercato si aggira intorno ai 46 miliardi, in linea con i valori dei precendenti anni. Si può notare come negli ultimi due anni, 2018 e 2019, vi sia stata una marcata crescita nei Ricavi, nell’EBITDA e nella redditività netta del business. Il debito è cresciuto di una quota comunque inferiore al 10% del debito totale e il livello di liquidità è leggermente diminuito rispetto agli anni passati.
Articolo a cura di Pierpaolo Scandurra
Fonte: certificatiederivati.it
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