Nuovi minimi per i listini europei, con il FTSE Mib che ha rivisto al ribasso le quotazioni toccate il 6 marzo, nel bel mezzo dello scoppio della crisi Russia-Ucraina e nel timore di una possibile escalation nucleare. Questa volta a spaventare i mercati sono la rapidità di intervento della BCE sui tassi di interesse, con la governatrice Lagarde intenzionata a porre un freno all’elevata inflazione, ormai stabilmente al di sopra del target del 2%, e le sempre più elevate probabilità di recessione in Europa, alimentate dal rincaro dei prezzi dell’energia elettrica (il TTF tratta ad Amsterdam oltre i 170 euro a megawattora). Il posizionamento dei mercati verso uno scenario recessivo potrebbe essere confermato dal ritorno degli acquisti sulle obbligazioni (con relativa compressione dei rendimenti) e dalla debolezza del comparto energetico, che ha cominciato a stornare vigorosamente dai massimi di periodo.
A beneficiare di una possibile contrazione dei rendimenti, oltre al comparto del fixed income, vi è (in particolar modo) una specifica categoria di certificati: quelli a capitale protetto. Essi sono infatti assimilabili ad un’obbligazione, prevedendo il pagamento di un importo minimo a scadenza ed essendo assoggettati al rischio di fallimento emittente. Possiamo poi suddividere ulteriormente i certificati a capitale protetto in certificati a partecipazione, che prevedono appunto la partecipazione alle performance positive di un’attività sottostante (con o senza limite al rialzo) e certificati protetti con cedola, i quali, oltre a prevedere la protezione del capitale, possono pagare premi periodici (con o senza effetto memoria).
Il certificato del quale parliamo oggi rientra nella prima di queste due categorie. Emesso da Goldman Sachs (rating A2 con outlook stabile secondo Moody’s e BBB+ con outlook stabile per Standard e Poor’s, con CDS a 10 anni pari a 164 pb) e caratterizzato da una protezione al 95% del capitale (ISIN: JE00BLS36G52), prevede un rimborso minimo pari a 950 euro nel caso in cui, a scadenza (fissata in data 7 luglio 2026), l’indice sottostante FTSE Mib chiuda al di sotto dello strike, posto a quota 21.293,86 punti (-2% circa dalle quotazioni attuali). Il prodotto partecipa invece in modo più che proporzionale (partecipazione up pari al 150%) alle performance positive dell’indice al di sopra del livello di strike: a scadenza, per ogni punto percentuale guadagnato dall’indice rispetto al valore fissato in fase di emissione il rimborso aumenterà dell’1,5%.
Il certificato è attualmente acquistabile intorno alla parità, esponendo dunque l’investitore ad una perdita massima a scadenza pari al 5,4% circa (-1,35% a/a), con una performance pari al -2,3% in condizioni di lateralità (-0,57% a/a). Decisamente interessanti sono invece gli scenari al rialzo, con la possibilità, ad esempio, di ottenere un rendimento pari a quasi il 40% nel caso di un rialzo pari al 30% dalle attuali quotazioni da parte del principale indice italiano. L’emittente può infine, a sua discrezione, richiamare anticipatamente il certificato a partire dal 30 giugno 2023 ed alle successive date a cadenza mensile, riconoscendo all’investitore il pagamento del nominale (pari a 1.000 euro), oltre ad un premio step up, a partire dal 7,2% della prima data e crescente dello 0,6% al mese fino al 28,2% del 1° giugno 2026, ultima data utile per il rimborso anticipato prima della scadenza.
Articolo a cura di Pierpaolo Scandurra
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