La combinazione vincente di UBS

Pierpaolo Scandurra Pierpaolo Scandurra - 24/04/2020 09:37

Il lockdown di metà della popolazione mondiale sta causando una violenta contrazione delle economie globali e, a seguito di ciò, le banche centrali stanno intervenendo con forti misure espansive volte a sostenere i consumi ed evitare un’ondata di default che potrebbe mettere in ginocchio l’intero sistema finanziario.

Ciò che stiamo vivendo è una situazione che verrà raccontata nei libri di storia e l’esempio che meglio descrive tali circostanze è accaduto nella giornata di lunedì: per la prima volta il front contract sul petrolio in scadenza a maggio è arrivato a quotare prezzi negativi in quanto i produttori erano disposti a pagare gli acquirenti pur di evitare di accollarsi i già onerosi costi di stoccaggio, peraltro reso sempre più problematico dalla capienza già quasi al limite.

A fronte di ciò, la discesa dei prezzi dell’equity ha portato le quotazioni di migliaia di aziende a scambiare persino al di sotto del loro valore di bilancio, dati gli asset che le società dispongono e le risorse prodotte negli ultimi anni. Per gli investitori di lungo termine che rivolgono principalmente la loro attenzione sugli aspetti fondamentali dell’economia si apre un’opportunità che raramente si presenta.

Al fine di investire sulle più solide aziende italiane a prezzi storicamente concorrenziali, l’emittente svizzero UBS ha emesso un certificato denominato Phoenix Memory (DE000UD5URJ2) con scadenza prevista nel 2025. Tale prodotto è scritto su un basket composto da 4 titoli, Eni, Intesa, Unicredit e FCA. La struttura, emessa con valore nominale di 100 euro ma a sconto di 15 euro sul prezzo di emissione, punta al pagamento di coupon mensili con effetto memoria dello 0,67% a patto che il titolo meno performante si trovi, nelle date di rilevamento previste, sopra il 60% dei prezzi di esercizio fissati inizialmente.

Il timing di emissione ha reso possibile fissare tali strike su livelli molto bassi rispetto all’andamento pluriennale di queste azioni ( Eni a 9,308 euro o Intesa a 1,445 euro) rendendo così più probabile il pagamento di tale flusso. Se tale condizione non verrà rispettata, i coupon non pagati, grazie all’effetto memoria di cui gode il certificato, verranno corrisposti non appena il sottostante peggiore recupererà tale livello. La barriera del capitale, da monitorare a scadenza essendo una barriera discreta, è anch’essa posta al 60% dei prezzi strike. Essendo i prezzi strike già di per sé fissati su livelli molto bassi, comportano un’alta probabilità che tale livello non venga violato a scadenza ( ad esempio Eni a 5,58 euro o Unicredit a 4,46 euro).

Un’eventuale ripresa dei listini entro il prossimo anno, darebbe inoltre la possibilità all’investitore di rientrare anticipatamente del capitale e di un rendimento di quasi il 50% , data la presenza in struttura di un’opzione autocallable legata alla tenuta dei livelli strike, con osservazione mensile a partire da aprile 2021.

RIMBORSO A SCADENZA

In assenza di rimborso anticipato, per la scadenza si aprono due scenari possibili sul prodotto. Nel caso in cui tutti i sottostanti del basket saranno al di sopra delle rispettive barriere, il prodotto rimborserà i 100 euro di valore nominale e pagherà tutti i coupon previsti arrivando a un valore di rimborso di 140,2 euro e, dato il prezzo di acquisto ad oggi di circa 73 euro, si otterrà potenzialmente un rendimento di quasi il 100%. Qualora uno di questi titoli sia al di sotto di tale livello nella data di scadenza, il rimborso avverrà considerando la performance negativa dal prezzo strike sul valore nominale.

Ciò che aumenta l’interesse degli investitori nei confronti del prodotto, tra i più scambiati dell’ultima settimana, è il fattore protettivo che si coniuga con un rendimento annuo di circa il 20%: quotato ben al di sotto del nominale , il certificato è infatti in grado di riconoscere il capitale maggiorato del rendimento massimo anche nell’ipotesi che dai prezzi correnti, ENI e gli altri titoli perdano oltre il 30%. In uno scenario di mercato già quasi dimezzato rispetto ai primi giorni di febbraio, si tratta di un cuscinetto simile a un Airbag che permetterà al certificato di generare elevati ritorni anche nel malaugurato caso che il mercato non recuperi posizioni entro i prossimi 5 anni.

Per coloro che seguono il mercato italiano, è peraltro evidente come i livelli di barriera dei 4 titoli componenti il basket siano su livelli che a prima vista potrebbero essere considerati ‘inarrivabili’.  Vedere Eni quotare al di sotto dei 5,58 euro tra 5 anni, o Intesa, l’istituto guidato dal CEO Messina, a un livello inferiore a 0,86 euro, equivarrebbe a ritenere il prossimo futuro ben più complicato di quanto ci si possa attendere sul breve periodo.

Unicredit, titolo che al momento quota su livelli di prezzi di minimo storico, dovrebbe perdere il  30% dalle quotazioni attuali per andare a infrangere il livello che più ci interessa considerando l’investimento nel certificato sopracitato. Tale discesa causerebbe un forte peggioramento nei bilanci del gruppo e aprirebbe la possibilità ad un nuovo aumento di capitale, che causerebbe una rettifica nello strike price della struttura.
FCA, la nostra eccellenza automobilistica, ha toccato il livello dei 6 euro di quotazione, un livello indubbiamente sensibile che fece da minimo anche nel lontano 2016. Graficamente, dato il recente rimbalzo, sembra che sia un prezzo molto appetibile per coloro che puntano sulla ripresa del gruppo italo-americano.

Autore: Pierpaolo Scandurra
Fonte : certificatiederivati.it





 

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