Il Cash Collect Memory Step Down di Unicredit offre un rendimento potenziale pari al 7,1% annuo a fronte di un rischio decisamente limitato.
Settimana movimentata per gli indici azionari mondiali, con il Nasdaq 100 che è andato a sporcare i minimi di giugno ma senza, per il momento, trovare un affondo ribassista decisivo e tentando così un rimbalzo che ha dato una boccata d’ossigeno a molti portafogli; stessa sorte per il nostro FTSE Mib, che ha trovato una base in prossimità della soglia psicologica dei 20.000 punti. Un’ottava particolarmente movimentata soprattutto in Europa, dove la vicenda Credit Suisse (la banca svizzera ha visto il proprio CDS raggiungere i massimi dal 2008) aveva momentaneamente gettato nel panico i listini del vecchio continente nella mattinata di lunedì, penalizzando soprattutto i titoli bancari nel timore di un possibile effetto domino; l’allarme rosso è poi parzialmente rientrato, ma la situazione dell’istituto finanziario elvetico resta ancora piuttosto incerta, tra rumors di un possibile aumento di capitale e progetti di ristrutturazione.
Quello attuale non è insomma un periodo adatto ai deboli di cuore, con gli investitori meno avversi al rischio che tendono ad allontanarsi temporaneamente dai mercati finanziari, in attesa di tempi migliori. È proprio a questa tipologia di investitori che si rivolge il certificato che analizziamo in questo approfondimento, caratterizzato da un grado di rischio piuttosto basso essendo scritto non su titoli ma su indici azionari, i quali sono soggetti ad un livello di volatilità decisamente inferiore rispetto alle singole azioni. Dulcis in fundo, le barriere sono poste al 40% dei rispettivi strike, rendendo il prodotto a prova di crollo finanziario mondiale: si pensi che la barriera capitale sul FTSE Mib, una delle componenti del basket, è posta a 8.384 punti, quotazione mai raggiunta dall’indice italiano.
Scendendo nei particolari, il certificato in questione è il Cash Collect Memory Step Down (ISIN: DE000HC0DFT1) emesso da Unicredit; il prodotto prevede premi condizionati pari all’1,65% trimestrale (6,6% p.a.) con barriera 60%, è scritto su un basket composto da Nikkei 225, Nasdaq 100 e FTSE Mib ed ha durata residua di quasi 4 anni, con la possibilità, a partire dalla data di osservazione del 15 marzo 2023 e per le successive date a cadenza trimestrale, di rimborso anticipato del valore nominale, pari a 100 euro, qualora tutti i titoli rilevino al di sopra del 100% dei rispettivi strike price (il trigger autocallable decresce del 5% ogni sei mesi).
Qualora si giunga alla data di osservazione finale del 14 settembre 2026 senza che il certificato sia stato richiamato anticipatamente, il prodotto rimborserà il proprio valore nominale qualora il Nikkei 225, indice peggiore che attualmente compone il paniere (al 101,58% dello strike price) non perda un ulteriore -61% circa dalla quotazione corrente (barriera capitale posta a 10.628,75 punti base, livello mai più raggiunto dall’indice da giugno 2013). Al di sotto del livello barriera il valore di rimborso del certificato verrà invece diminuito della performance negativa del titolo worst of, che verrà calcolata a partire dallo strike price.
Il certificato è quotato ad un prezzo lettera vicino ai 98,5 euro, con un rendimento complessivo ottenibile dall’investitore pari al 28,29% in circa quattro anni (7,1% circa su base annua), in caso di mantenimento della barriera cedola al 60% a scadenza e protezione del capitale con un minimo rendimento fino alla barriera posta al 40%.
a cura di Pierpaolo Scandurra
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