Wall Street congestiona, delusa dai dati macro

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 11/02/2015 13:06

Il mercato azionario non ha certo sperimentato progressi dopo la comparsa dei segnali di esaurimento (temporaneo) del rialzo, citati sul finire del mese passato - dal TD Sell Sequential setup all'analisi della regressione lineare; dal Greed Index ad abbondante tripla cifra all'ipercomprato in termini di ampiezza di mercato - ma non ha nemmeno ceduto: il test dei supporti - magistrale la tenuta del long stop giornaliero - ha favorito una vivace ripartenza dell'indice MIB e dell'Eurostoxx. Il massimo che i Tori hanno concesso ai ribassisti è stata una stagnazione delle quotazioni, per il momento.

Il mese di febbraio non gode dei favori del pronostico, e le probabilità restano lievemente favorevoli all'ipotesi di una continuazione di questa fase di raffreddamento degli eccessi, prima di una nuova ripartenza. Ma rimane fondata la possibilità di una primavera anticipata, in termini di miglioramento delle correnti quotazioni: come si argomentava ieri, molto probabilmente non è stato ancora realizzato il massimo del rialzo partito lo scorso autunno.
Malgrado il rimbalzo, lo S&P500 non convince del tutto. Come abbiamo mostrato lunedì, il Citigroup Economic Surprise Index (CESI) degli Stati Uniti è precipitato in ampio territorio negativo, segnalando una asincronia stridente fra le release macroeconomiche pubblicate, e le precedenti attese degli economisti; i quali, evidentemente, saranno stati molto ben abituati al flusso di notizie radiose prodottosi fino alla fine del 2014.

Il problema, per gli investitori, è che la corrente rilevazione del CESI promette poco, in termini di miglioramento delle quotazioni: nel rapporto di oggi commentiamo la risposta a tre mesi di Wall Street dopo rilevazioni da parte del CESI, inferiori ai -25 punti, in un contesto di fondo positivo (quotazione sopra la media mobile a 200 giorni). Una proiezione che si sposa egregiamente con le indicazioni fornite, per la prima metà di quest'anno, dal 2015 Yearly Outlook, pubblicato il mese scorso.


Analisi a cura di Gaetano Evangelista
Fonte: www.ageitalia.net

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