I Seimila sono l'anticamera dei Settemila

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 15/11/2024 12:20

In meno di cinque anni il mercato azionario ha corrisposto una performance del 100%: capitale raddoppiato, e soltanto per un quarto della performance per effetto della rivalutazione del P/E. Eppure permangono scetticismo e diffidenza. Meglio così...

L’indice dei prezzi al consumo non sorprende le aspettative degli economisti. Eppure le probabilità di un taglio del Fed Funds rate a dicembre sono salite dal 55% prima del rilascio del dato sul CPI, all’85% a fine seduta.
Questo perché, al di là del dato generale, emergono un paio di elementi che fanno ben sperare: un paio di voci – in particolare i prezzi degli autoveicoli usati – schizzati anomalmente ad ottobre, ed il cui rientro nei prossimi mesi, verosimilmente si aggiungerà ad un effetto base favorevole nel comprimere ulteriormente verso il basso gli indici generali.

Gli esponenti del FOMC hanno confermato l’orientamento dovish della Fed nel breve periodo. Interpellato circa la possibilità di una pausa a dicembre, il governatore Kashkari ha orientato l’attenzione verso il mercato del lavoro: che dovrebbe letteralmente esplodere nelle prossime settimane affinché le autorità siano dissuase dal ridurre il costo del denaro. Gli ha fatto eco il presidente della Fed di St Louis, argomentando l’appropriatezza di ulteriori «moderati tagli» del policy rate americano.
Il mercato a termine appare meno persuaso: dai 9 tagli del Fed Funds rate pronosticati 48 ore prima della “infelice” riunione del FOMC di settembre, inclusivi dei 75 punti base già rimossi, a ieri si prezzavano interventi ulteriori per meno di 75 base da qui ad un anno; al lordo dei 25 cementati per il mese prossimo.
Con un mercato azionario che preannuncia una crescita economica reale nell’ordine del 4% annuale, appare insensato concedere ulteriore liquidità a buon mercato. Tanto più che la prospettiva di superamento dell’asticella del +25% a fine 2024 da parte dello S&P500 rende concreta la probabilità di un biennio 2025-26 ancora tinto di rosa. I Seimila punti a fine anno sono l’anticamera dei successivi Settemila.

Se il bilancio annuale è spettacolare, quello degli ultimi cinque anni non è da meno. Dalla fine del 2019 lo S&P500 è raddoppiato in termini "total return". Questo, a fronte di una pandemia globale, ben due bear market, due elezioni controverse negli Stati Uniti, un’inflazione ai massimi degli ultimi quarant’anni, e tassi Fed schizzati da zero al 5%. Figurarsi se lo scenario esogeno fosse stato meno problematico (fonte: Sonu Varghese).
Di questo 100% di apprezzamento, 59 punti provengono dalla crescita dei profitti, un 15% dai dividendi; e soltanto 26 punti dall’espansione dei multipli fondamentali (Price/Earnings). Eppure persistono ampie sacche di malcelata ostilità, quando non di smaccato pessimismo. Un muro di paura sul quale il Toro si arrampica agilmente.

Gaetano Evangelista - www.ageitalia.net

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