Dal 2009, un investitore europeo che avesse puntato sulla borsa americana avrebbe portato a casa, ogni anno, mediamente il 19% considerando anche i dividendi. Un risultato strabiliante che condanna chi avesse perpetuato una ingiustificabile sottoesposizione ai mercati.
Oops, I did it again, canticchiava Britney Spears nel 2000. Lo S&P500 ieri sera si è migliorato ancora una volta, conseguendo il 32esimo massimo storico quest’anno. Dal Dopoguerra, il 2021 si proietta come il terzo anno più prolifico della storia sotto questa prospettiva.
Conta poco, ad ogni modo. Più importante la performance messa a segno: quando ormai mancano 24 ore alla fine del semestre, l’indice americano si presenta al giro di boa con un saldo che sfiora il 15% (senza considerare i dividendi): è la seconda performance migliore del secolo. Ci potremmo soffermare sul comportamento di mercato nella seconda metà dell’anno, allorquando sia superata l’asticella della doppia cifra nel primo semestre; ma rimandiamo al rapporto sulla stagionalità, in pubblicazione questa mattina per gli abbonati, per gli opportuni approfondimenti.
L’aspetto intrigante è che per noi europei questi già succulenti risultati, sono magnificati dal fattore cambio: grazie alla rivalutazione del dollaro, questi ultimi dodici anni abbondanti hanno fatto la felicità e la ricchezza degli investitori europei che hanno puntato sulla borsa americana: lo S&P500, ridenominato in euro, ha sperimentato un coast to coast senza soluzione di continuità.
In soldoni, da marzo 2009 a giugno 2021 il listino USA ha messo a segno una performance media annualizzata superiore al 16%. Ancora una volta, senza considerare i dividendi. Si arriverebbe altrimenti a quasi il 19% medio: ogni anno, dal 2009 ad oggi. Una riflessione si impone in capo a chi non avesse portato a casa nemmeno la metà di questo risultato, da dodici anni a questa parte.
La moderazione con cui i massimi sono sistematicamente migliorati, non deve trarre in inganno: il mercato gode di buona salute, solo (si) concede una sana rotazione settoriale. Il settore tecnologico, da inizio settembre sottoperformante, da alcune settimane è tornato in auge: dopo aver smaltito gli eccessi della scorsa estate. Ieri per la prima volta da febbraio i semiconduttori hanno raggiunto un nuovo massimo assoluto.
Sul Rapporto Giornaliero da giorni segnaliamo azioni con una probabilità storica del 100% di guadagnare da qui ad un mese. Come ricordato ieri dall'inizio dell'anno questa strategia ha prodotto 153 raccomandazioni, per una performance media del +5.26%. Non è un caso che spesso e volentieri rientrino nel comparto tecnologico. E non è un caso che Piazza Affari, un po’ scarsa in termini di presenza sul tabellone principale di queste società, nelle ultime tre settimane abbia un po’ battuto in testa.
Articolo a cura di Gaetano Evangelista
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