Lo stallo istituzionale negli Stati Uniti garantisce lo status quo: niente faraonici nuovi progetti di spesa che graverebbero sulle finanze pubbliche, indisponendo il mercato obbligazionario, a cui quello azionario è stato quest'anno legato a doppio filo.
Le elezioni di medio termine confermano lo spostamento verso una condivisione di poteri fra la (ex) maggioranza democratica che esprime la presidenza degli Stati Uniti, e la minoranza repubblicana che adesso conquista la Camera, e contende il Senato. Confermate le aspettative della vigilia, con Biden che non potrà più imporre la sua agenda, ma che potrà sempre disporre del potere di veto per stoppare le iniziative repubblicane al Congresso. Per i prossimi due anni, insomma, sarà stallo.
Tutto sommato però ieri i market mover erano altrove. Un articolo apparso su Bloomberg evidenzia come la politica monetaria effettiva risulti ben più restrittiva di quanto appaia ufficialmente, con un policy rate effettivo che si collocherebbe al 5.25%, considerando il QT in atto. Non sarebbe necessario attendere la prossima primavera per soddisfare le aspettative espresse da Powell all’ultimo FOMC.
Anche perché il restringimento è confermato da altre fonti: il sondaggio trimestrale condotto periodicamente della Federal Reserve conferma come le banche monitorate stiano restringendo il credito a tutti i livelli. Questo, mentre l’ottimismo delle “piccole imprese” USA si ridimensiona, per la prima volta dopo quattro mesi, stando a quanto riporta la NFIB.
Non dovesse bastare, sul mercato delle criptovalute abbiamo assistito ad un vero e proprio terremoto, con il fondatore di Alameda ed FTX costretto ad alzare bandiera bianca, vendendo ai rivali di Binance. Ripercussioni su tutte le cripto, con una perdita media che supera il 15%. Sotto questa prospettiva conforta la tenuta del mercato azionario, con lo S&P500 che si conferma, e con il Nasdaq che mette a segno un saldo positivo pur essendo stato spesso affiancato in passato proprio all’universo delle criptovalute.
Piazza Affari chiude in positivo per la 15esima volta nelle ultime 19 sedute.
L’indice ha avuto ragione della media mobile a 200 giorni, e questo conforta non poco gli investitori, che possono ora disporre di un valido supporto in grado di contenere eventuali ripiegamenti del nostro listino. La sensazione è che un consolidamento sia imminente.
Il modello previsionale, basato sul mercato delle opzioni, suggeriva una tendenza positiva fino ai primi giorni di novembre. Come mostra il Rapporto Giornaliero di oggi, idealmente a questo punto dovremmo orientarci verso uno storno, approssimativamente fino alla fine del mese, prima del ripristino del rialzo per tutto il prossimo mese di dicembre.
di Gaetano Evangelista
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