È tempo di bilanci per gli investitori

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 14/12/2023 07:21

Il 2023 sta per essere archiviato con sontuose plusvalenze. Ma non tutti hanno festeggiato: imprecano gli strategist che un anno fa hanno sottostimato il boom dei listini, deprecano gli investitori che hanno volentieri dato loro ascolto. Per il 2024 come stiamo messi?

Si avvicina la fine dell’anno ed è dunque tempo di bilanci. La sensazione è che a festeggiare non saranno tutti gli investitori, a fronte di borse mondiali quest’anno in guadagno del 17%; con ben cinque indici, fra i primi 25 al mondo per capitalizzazione, che staccano un risultato superiore al 20%. 
Particolare significativo: la tanto blasonata Wall Street non figura in questo gotha nonostante la tanta enfasi posta sui mirabolanti guadagni delle Magnifiche Sette, mentre Piazza Affari risulta la migliore, con un saldo ad ora del +28.4%: che, per inciso, rappresenterebbe la performance annuale migliore della storia. E dire che alla fine di ottobre il FTSE MIB forniva chiari segnali di ripartenza dopo aver sollecitato la solita, puntuale media mobile a 200 giorni.

Negli Stati Uniti questo 2023 da incorniciare è apprezzato come un dito nell’occhio dalla comunità degli strategist: in grave ritardo di prestazione, visto che il rally da 7 trilioni di dollari ha spinto lo S&P500 ora oltre 500 punti sopra il target scellerato mediamente declamato un anno fa. Sarà adesso interessante assistere al gioco delle proiezioni per il 2024. Noi siamo quasi pronti a fornire il nostro responso per i prossimi dodici mesi in sede di Outlook annuale.
In Europa la performance è risultata meno silenziosa ma curiosamente più consistente. Tre dei primi cinque indici al mondo per performance da inizio anno risiedono nel Vecchio Continente: Italia (prima, come già detto), Spagna (terza, con un +23.9%) e Germania (quinta, +20.6%). Incomodi gli indici di Giappone e Taiwan: che colpiscono soprattutto per come ancora una volta disturbino la narrativa dominante; fatta rispettivamente di una economia alle prese con l’archiviazione del congelamento monetario, e con la vaga prospettiva di un conflitto armato con la vicina Cina.

Forse gli investitori capiranno che non ha alcun senso esaminare i mercati, ed operarvici, osservando la realtà dallo specchietto retrovisore, senza tentare di scorgere il futuro attraverso il parabrezza. O forse no.
Sta di fatto che il nostro Eurostoxx50 si è spinto imperiosamente oltre il massimo estivo, approfondendo la sollecitazione di una resistenza che ne ha contenuto lo slancio prima ad inizio 2022, e poi appunto a luglio scorso.
Non sfugge come questa barriera collimi nel suo estremo superiore con il massimo del 2007, per cui di fatto siamo ad una trentina di punti – manco un punto percentuale... – dalla storia.

di Gaetano Evangelista

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