Tassi di interesse: eguagliato il record storico

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 25/10/2022 12:04

Mentre il mercato azionario cerca di capitalizzare la capitolazione degli investitori ed il raggiungimento degli obiettivi suggeriti dall'analisi ciclica e stagionale; il reddito fisso conferma le fibrillazioni alimentate da una politica monetaria che rimane tuttora restrittiva.

 

La formale capitolazione degli investitori, ben evidente sugli indici mondiale e americano, consente la risalita dei listini azionari. Una settimana fa qui si rilevava come i piccoli investitori avessero destinato all’acquisto di opzioni put azionarie il triplo dell’investimento dedicato alle call: una sproporzione che ben denunciava il sentiment estremamente polarizzato, che faceva il paio con le scadenze cicliche e stagionali che suggerivano un bottom fra il 10 ed il 13 ottobre. Così è stato, per il momento.
Evidentemente però il merito del saldo conseguito la scorsa ottava è tutto ascrivibile alla seduta di venerdì, ed in particolare alla fiammata scaturita dal lancio del solito beninformato Nick Timiraos, il quale alle 8:52 di mattina, dalle colonne del Wall Street Journal, nel confermare l’aumento del Fed Funds rate da 75 punti base ad inizio novembre, segnalava l’intenzione della banca centrale americana di mettere in discussione l’entità dei futuri incrementi del costo ufficiale del denaro. Gli investitori hanno inteso, correndo a comprare azioni nella convinzione di un imminente, sospirato pivot.
Bisogna riconoscere però che sul mercato di riferimento, il policy rate non è che abbia subito ancora chissà quale scossone. Il terminal rate si colloca tuttora al 5.0% in primavera. Soprattutto, appare destinato a collocarsi su livelli pressoché simili fino al prossimo autunno. Se la Fed consegnerà un rincaro da 75 punti base, la successiva riunione del FOMC di metà dicembre è attesa ad analogo intervento con una probabilità del 75%. Nulla di nuovo sotto il sole.
Ma abbastanza da spezzare una sequenza negativa che ha eguagliato nel 2022 i record realizzati nel 1974 e nel 2008: con ben 15 venerdì in rosso. Il saldo dell’ultima seduta della passata ottava è confortante, ma il cinico che è in tutti noi fa facilmente rilevare come ci sia ancora tempo fino alla fine dell’anno per battere questo record postbellico.
Nel frattempo ci godremo una stagione degli utili partita, come sempre, in sordina, con aspettative sapientemente orientate verso il basso. Risultato: il 76% delle società che hanno finora riportato, ha battuto le previsioni di EPS per il terzo trimestre. Ben più della media storica, sebbene la settimana che sta per iniziare vedrà il rilascio da parte di società che rappresentano il 46% della capitalizzazione complessiva dello S&P500.
Nel confermare il conseguimento di un minimo, l’analisi stagionale però non contempla ripartenze radiose dopo un recupero nelle prossime settimane. Questa cautela è confermata dal nostro modello di asset allocation che, pur spingendo l’esposizione azionaria ai massimi delle ultime sei settimane, ciò nondimeno in termini assoluti resta ancora abbastanza disincantato.

 

A cura di Gaetano Evangelista
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