Sono ore drammaticamente decisive per il mercato azionario

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 28/09/2022 10:39

Il segnale di disimpegno dal mercato obbligazionario di inizio anno, ed il successivo azzeramento della componente Equity, hanno consentito di osservare con sano distacco il crollo degli ultimi nove mesi. Siamo ora al confine fra bear market ciclico, e strutturale.

 

Lo S&P500 continua a sollecitare minacciosamente il supporto ormai noto a tutti a 3650 punti; obiettivo ideale del bear market ciclico. Sconfortante come questo argine, sulla cui rilevanza strategica ci siamo già soffermati, fino ad ora non abbia ancora favorito alcuna decisiva reazione. Se questo fosse un minimo, ci aspetteremmo qui un considerevole flusso di denaro in entrata, tale da produrre quei setup di promettente ripartenza che hanno punteggiato brillantemente il bull market del 2009-2020. Ed invece niente.


Come se non bastasse, gli investitori fanno i conti con il persistente tracollo del mercato obbligazionario. Ieri il “TLT”, l’ETF sui Treasury americani di durata superiore ai 20 anni, che possiamo considerare il benchmark della categoria; ha conseguito una ennesima perdita: questa volta superiore al 2.5%, culmine di un crollo del 35% dal massimo di dicembre scorso. Da inizio anno sono ben 8, su 9, i mesi negativi per i Treasury americani: un record è stato eguagliato, e c’è ancora tempo per “migliorarlo”. L’antico concetto di investimento risk free è stato spazzato via quest’anno, fra le altre cose. Ma avendo tempestivamente segnalato ad inizio 2022 l’emersione di segnali di inversione di lunghissimo periodo, sul mercato obbligazionario mondiale, non possiamo certo dirci sorpresi.
Il problema è che liquidazioni così rovinose finiscono per impattare anche sul mercato azionario. Da quando esiste il TLT si contano 32 precedenti di caduta superiore al 2.5% in una seduta. Nel Rapporto Giornaliero di oggi abbiamo esaminato la risposta tipica dell'Equity dopo simili debacle.

Il tracollo di quest’anno condiziona i prossimi tre mesi, per i quali sussisterebbe ancora una possibilità teorica di reazione. Da quando esiste lo S&P500, gli ultimi tre mesi dell’anno sono risultati positivi nell’83% dei casi quando il mercato è giunto alla fine di settembre con un saldo positivo; ma quando il bilancio è risultato negativo, come quest’anno, la probabilità di un ultimo quarto benigno si è ridotta considerevolmente al 55%: non del tutto incoraggiante.
Possiamo ancora considerare il mercato azionario all’interno di un bear market ciclico, e non strutturale; ma lo studio di lungo periodo proposto nel rapporto di oggi chiarisce la gravità della posizione raggiunta: siamo di nuovo a ridosso del long stop trimestrale. Questo argine ha contenuto tutte le correzioni dopo il minimo del 2009, favorendo le ripartenze di Wall Street. A giugno 2008 invece, alla seconda sollecitazione, risultò fatalmente penetrato. Come andò a finire lo sanno tutti.
Le prossime 72 ore saranno decisive.

 

A cura di Gaetano Evangelista
www.ageitalia.net

 

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