Sell in May? non è così scontato...

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 30/04/2024 16:26

L'inflazione mette una pietra tombale sulle prospettive di tagli dei tassi ufficiali nel 2024. Il mercato azionario però tiene bene, grazie anche ad una sorprendente earnings season. Qualche riserva nell'immdiato, complice la scadenza ciclica del Delta System.

È passato abbastanza inosservato il rilascio del trimmed mean PCE deflator, una misura di inflazione resa disponibile, venerdì, dalla Federal Reserve di Dallas; che rimuove dal computo le variazioni annuali più estreme, su ambo i lati, per far emergere la dinamica sottostante. I dati non sono risultati certo confortanti, sia in termini assoluti, sia in termini di ampiezza sottostante.

Il che rafforza la convinzione che il 2024 non vedrà l’avvio di una stagione di easing, almeno sul piano formale: la probabilità che Powell tagli il costo del denaro a fine luglio si attesta al 27%; al 44% in occasione del FOMC del 18 settembre; peraltro, a poche settimane dalle elezioni presidenziali. A meno di una improbabile caduta in recessione, il Fed Funds rate resterà al 5.25-5.50% nei prossimi otto mesi.

Casomai, sarà interessante apprendere dalle parole del governatore la decisione di un doveroso spostamento verso l’alto delle stime ufficiali di inflazione per il 2024. L’attuale previsione al 2.6% in termini di core PCED richiedendo un irrealistico tasso di crescita mensile al +0.16% fra aprile e la fine dell’anno. È tempo di ragionevolezza...

Naturalmente queste riflessioni sono note e condivise dal mercato, che però propone quotazioni ancora toniche e refrattarie ad una correzione degna di nota. A Wall Street lo S&P500 ha consegnato un ripiegamento di un’inezia superiore all’atteso ed auspicato -5% dai massimi. Il merito è riconducibile ad una earnings season soddisfacente, con l’81% delle 228 società (quasi la metà) del paniere dell’indice, che ha riportato profitti superiori alle aspettative; con una variazione anno su anno che adesso sfiora il +5% in termini di EPS operativi.
Il costo del denaro conta nell’equazione del mercato, ma il numeratore del rapporto “EPS/i” riesce ancora a condizionare il risultato complessivo.

Per i ribassisti, l’unica speranza è offerta da una incombente stagionalità di stampo negativo, almeno sul piano storico. Perché, come argomentato ieri, nei lustri più recenti il proverbiale Sell in May and go away ha decisamente lasciato a desiderare. Pochi sanno che il mese entrante è risultato positivo per lo S&P500 in ben 9 degli ultimi 10 anni...
Ad ogni modo persistono alcune riserve nel breve periodo. Idealmente la seduta di oggi dovrebbe contrassegnare un massimo, stando alla teoria del Delta System, con la prima metà del mese entrante che dovrebbe favorire qualche rinnovata limatura delle quotazioni. Questo scenario resta valido finché l’indice si manterrà sotto la soglia tecnica spartiacque, abbattuta alla fine della prima metà di aprile, e che ora si colloca a 5170 punti.

Gaetano Evangelista

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