Questo mese rivelerà il prossimo presidente degli Stati Uniti

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 02/10/2020 12:19

Il tonfo delle materie prime - segnatamente, rame e petrolio - di ieri, farebbe presumere uno stato di salute della congiuntura economica internazionale, incompatibile con l'attuale livello raggiunto dalle quotazioni azionarie. È proprio così?

Piazza Affari ci mette non poca buona volontà, supportato da un momentum insistentemente inclinato verso l’alto; ma per il momento non riesce a capitalizzare al meglio la capitolazione di una settimana fa, rimanendo così vulnerabile verso il basso. Il quadro tecnico risulta misto, con indicazioni divergenti e pertanto fra esse discordanti: l’andamento tonico dei titoli di Stato incoraggia, ma lo spread di rendimento fra BTP e Bund poggia insistentemente sull’argine a 135 punti base, non riuscendo a spingersi oltre. Il modello basato sul mercato delle opzioni suggerisce una traiettoria positiva da qui ad un mese, ma l’elevato rapporto fra posizioni aperte in opzioni put e call sull’indice suggerisce un pubblico di investitori istituzionali piuttosto diffidente. Di buono c’è che la consistente copertura posta in essere, previene ribassi da vendite incondizionate.
Va meglio negli Stati Uniti, dove gli indici tentano la risalita, incoraggiati dal comportamento esemplare delle otto società del “FANGMANT”. La tenuta dell’argine inferiore del canale ascendente ha favorito una reazione a dir poco brillante. Ennesima occasione persa invece per il comparto Value, pressato da una ripresa economica con luci ed ombre.
Significativo il comportamento di ieri delle commodity, con materie prime sensibili alla congiuntura come rame e petrolio che hanno subito pesanti realizzi. Certo sulla carta un andamento così disastroso ingenera non pochi dubbi anche nei più favorevolmente orientati, ma quando prima d’ora abbiamo assistito ad uno S&P500 che termina la seduta in rialzo, a fronte di Crude Oil e Copper in declino giornaliero superiore al 3.5%?
Il Rapporto Giornaliero fornisce una eloquente risposta, sulla base della manciata di episodi registrati negli ultimi dieci anni. Le incertezze a questo punto risultano altre: le lungaggini attorno ad un nuovo pacchetto di stimoli fiscali che tarda ad essere licenziato, una campagna elettorale a dir poco rude e adesso lo stato di salute del Commander in Chief. I prossimi giorni forniranno risposte non poco significative: ad ottobre lo S&P500 è salito nell’80% dei casi, quando il partito alla Casa Bianca ha trovato nelle urne la riconferma a novembre; viceversa, nei casi – 9, sugli ultimi 19 – in cui il partito che ha espresso la presidenza ha trovato la sconfitta a novembre, ciò è stato preannunciato da un mese di ottobre negativo in 2/3 dei casi.

Articolo a cura Gaetano Evangelista
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