Per Piazza Affari un pullback in piena regola

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 17/02/2022 10:11

Una stagione degli utili ancora una volta superiore alle aspettative della vigilia, ha mantenuto a galla il mercato azionario, nonostante i propositi di imminente inasprimento della politica monetaria. Esemplare ancora una volta la funzione anticipatrice del Delta System.

Il Delta System dunque ha intercettato ancora una volta in modo puntuale il punto di svolta del mercato: dopo il minimo del 24 gennaio, ed il conseguente picco di inizio mese; ecco dunque soddisfatta la prescrizione di un minimo per la seduta di lunedì. Stando così le cose, Wall Street dovrebbe ora risalire almeno fino alla prossima scadenza ciclica, riportata come sempre nel Rapporto Giornaliero.
Volge nel frattempo a termine la stagione degli utili. Ancora una volta, sorprendentemente positiva: quando ormai l’85% delle società americane hanno riportato, il monte EPS del quarto trimestre risulta cresciuto del 27% rispetto allo stesso periodo di un anno prima. Ad inizio stagione le attese erano per un’espansione del 20% rispetto al Q4 2020.
I problemi sorgono ora: con l’espansione dei profitti attesa a non più del 5-6 percento nel corrente trimestre rispetto ad un anno fa – il cosiddetto “effetto base” essendosi ormai del tutto dissipato – e soprattutto con una guidance piuttosto deprimente: gli amministratori temono i contraccolpi sui conti aziendali dell’aumento dei costi operativi. Materie prime e personale in modo particolare.
È evidente come in chiave prospettica questa prospettiva meno brillante finisca per generare incertezza. Nel momento in cui i multipli di mercato (Price/Earnings) subiscono una compressione, vuoi per motivi fisiologici – essendo transitati nello stadio “Growth” del bull market secondo la classificazione di Goldman Sachs – vuoi per il contemporaneo aumento dei tassi reali; la responsabilità di sollevare le quotazioni si sposta tutta sugli EPS. Ma qualora questi dovessero deludere le aspettative, il mercato nel suo complesso non potrebbe non risentirne. Ne riparleremo a tempo debito.

Nel frattempo la borsa italiana riparte, chiudendo a stretto ridosso dello short stop giornaliero. Lo strappo di ieri non dovrebbe ormai suscitare alcuna meraviglia: è stata la quinta volta che il FTSE MIB chiude con una variazione in valore assoluto di non meno del 2.0%, in 18 giorni; la settima volta, se abbassassimo l’asticella all’1.75%. L’ultima circostanza simile, risalendo a novembre 2020: poco dopo il minimo da cui Piazza Affari ripartì con convinzione.
Si replica? La sollecitazione dei supporti c’è stata tutta, assieme ad un certo, sano disfattismo. In prossimità del minimo dell’altro giorno, ci ritrovavamo in prossimità del massimo di giugno dello scorso anno: un pull-back in piena regola, si direbbe. Se questo non bastasse a far ripartire il mercato, non sappiamo allora proprio cos’altro possa servire.

Report a cura di Gaetano Evangelista
www.ageitalia.net

 

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