Nuovi massimi storici a Piazza Affari

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 08/12/2023 16:22

Dall'inizio del decennio Wall Street ha già visto due bear market ed altrettanti bull market, di cui l'ultimo tuttora in essere. Gli investitori devono adottare un approccio più dinamico alla gestione del portafoglio, se vorranno sfruttare appieno le opportunità degli Anni Venti.

Continua lo splendido momento di Piazza Affari, che dal minimo di fine ottobre, ben segnalato dall’analisi tecnica, ha conseguito una succulenta performance dell’11 percento: in meno di sei settimane. Un balzo non così eccezionale, storicamente parlando, che però consente al listino milanese di migliorare i massimi storici appena raggiunti in termini total return.
È vero che la mitica quota 45 mila dell’All Share Italia del 2000-2007 resiste ancora, a notevole distanza. Ma alcuni trascurano la rilevanza che nella borsa italiana è rivestita dal flusso cedolare. Il dividend yield di Piazza Affari si attesta correntemente a poco meno del 5%: non poco. Al 3.95%, in media, negli ultimi cinque anni: fa la differenza fra una grama ed una sontuosa performance. Che non a caso dai minimi di metà 2012 si è attestata alla fine di novembre ad uno spettacolare +11.4% annualizzato. Complimenti.

E mentre da noi il piccolo anatroccolo assume le eleganti parvenze di un cigno, oltreoceano gli indici battono in testa. Lo S&P500 chiude in territorio negativo per la terza seduta consecutiva, pur limitando i danni. Curioso: nelle ultime tre settimane il saldo in valore assoluto del benchmark USA è rimasto contenuto a non più dello 0.4% in ben 12 occasioni. Come dicono da quelle parti? Never short a dull market...
L’analisi stagionale evidenzia in modo perentorio le due distinte nature del mese corrente: con una prima metà impegnativa, ed una seconda frazione favorevolmente condizionata dalle operazioni affannose di window dressing. Il Delta System conferma un massimo in arrivo, prima di una correzione.

Mancano poche settimane alla fine del 2023. Il decennio corrente è a quasi 2/5 del suo sviluppo, e si scorgono già interessanti tendenze: più precisamente, un alternarsi di tendenze. Dal 2020 in poi sul Dow Jones Industrial abbiamo assistito ad un bear market (-37%), poi ad un bull market (+98%), indi un nuovo bear market (-22%), ed infine un nuovo bull market (+26%), tuttora in essere. Dalla fine del 2019 ad oggi la performance annualizzata non è andata oltre il +6.0% medio composto annuo: positiva, certo, ma non così spettacolare.
Nel frattempo il Price/Earnings normalizzato (CAPE) è rimasto stabile, da estremo ad estremo temporale citato: subendo una limatura da 31 volte, a 30.5 volte alla fine di novembre. La conclusione è evidente: un mercato fondamentalmente sopravvalutato non è incompatibile con la generazione di plusvalenze e gratificazioni per gli investitori. A patto che vi sia disponibilità a fronteggiare diversi climi, diversi scenari, e diverse nature: ora Toro, ora Orso. Chi lavora sul lunghissimo periodo (7-10 anni) dovrà convivere con emozioni diametralmente opposte nei prossimi anni; salvo prediligere listini dai fondamentali meno deteriorati.
L'alternativa, ovviamente, essendo quella di sfruttare il potere previsionale dell'analisi tecnica quantitativa per sfruttare a proprio vantaggio le fasi favorevoli, cogliendo con tempestività i mutamenti climatici come segnalato a febbraio 2020 ed a febbraio dello scorso anno. E come eventualmente saremo pronti a denunciare, in sede di 2024 Yearly Outlook.

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