A maggio il 70% dei gestori attivi ha battuto il benchmark. Impresa agevolata da un rialzo che tocca tutte le società, e non soltanto la mezza dozzina di colossi di Times Square. Wall Street prosegue nella fase di decantazione, mentre a Piazza Affari si accende una spia.
A Piazza Affari il Regression Indicator si manifesta per la seconda seduta di fila: un segnale di potenziale esaurimento della spinta rialzista, che però necessita di autenticazione: sotto forma di chiusura inferiore alla barra setup (dunque, sotto i 25705 punti di FTSE MIB). Nel caso, la borsa italiana sperimenterebbe un ripiegamento potenzialmente fino all’argine che da sette mesi ne sta accompagnando la salita. In caso contrario, questa spia rossa si spegnerebbe, e si procederebbe verso gli obiettivi definiti nel Rapporto Giornaliero di ieri.
Wall Street prosegue nella fase di decantazione attesa a partire da maggio. Nelle ultime dodici sedute, il saldo giornaliero in valore assoluto è risultato non superiore a quarto di punto percentuale, in ben 9 occasioni. Un dato eccezionale: prima d’ora, bisognerebbe risalire a novembre di due anni fa per scorgere l’ultimo precedente. Nella circostanza, lo S&P500 spazzò via le incertezze, producendosi in un allungo di due mesi e di quasi l’8%, prima di cedere al panic selling pandemico.
Approfondiremo questo setup, meritevole di ulteriore indagine. Una cosa è certa: questa prolungata incertezza non è mai stata registrata prima dei massimi che contano. Mai, nei nove mesi che hanno preceduto i massimi di gennaio e settembre 2018, quelli del 2015, o del 2007, del 2000 o del 1987. Si scorge un certo schema comportamentale, che diventerà ben più chiaro una volta definita la mappa previsionale, per i prossimi mesi, basata sulla casistica sperimentata dal 1970 ad oggi.
I gestori attivi si gustano lo spettacolo di un mercato che, a poche settimane dal giro di boa, vanta una performance del +12.5% rispetto ad un pur esaltante 2020. Stando alla NAAIM, l’esposizione media in azioni si colloca all’82% del portafoglio: naturale che buona parte dei ritorni di mercato, si sia tradotto in plusvalenze di portafoglio.
Secondo quanto riporta il Financial Times, a maggio il 70% dei gestori attivi ha battuto il benchmark rappresentato dal Russell1000: uno dei migliori mesi della storia, ed il miglior mese di maggio degli ultimi trent’anni, stando a quanto calcola Bank of America. Questo conferma quanto sottolineato dai money manager a suo tempo: finché il mercato era una questione ristretta ad un plotone di azioni, era difficile fare meglio; ma da quando, da settembre in avanti, il FANG ha smesso di eclissare il listino, con l’azione mediana del paniere che ha battuto l’indice, la capacità di generare alfa è stata esaltata. Meglio così: non c’è niente di peggio di un bull market concentrato.
Articolo a cura di Gaetano Evangelista
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