Nessuno nota il crash dei titoli di Stato

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 12/01/2022 10:39

I ribassisti storici, dopo aver mancato buona parte del Toro imperversato in borsa negli ultimi tredici anni, falliscono nello smentire un evidente bias cognitivo, segnalando l'evidenza di un ribasso dei bond senza precedenti.

Al termine di una seduta tutt’altro che memorabile, il FTSE MIB chiude a ridosso del long stop giornaliero. Allo stato attuale si può concedere al calo delle ultime sedute, la condizione di mera correzione; con il corollario che il Piazza Affari sarebbe ora pronta a ripartire.
Tutto sommato la condizione tecnica dell’indice principale della borsa italiana è apprezzabile, con la tendenza di medio e lungo periodo fuori discussione. Non altrettanto può dirsi per i segmenti dimensionali minori: con l’indice delle medie capitalizzazioni a ridosso della sua media mobile a 200 giorni, e con una marcata sottoperformance che procede da tempo.

Dalla fine di novembre il nostro modello di asset allocation è ispirato ad una maggiore cautela rispetto al passato: un anno fa di questi tempi l’esposizione azionaria si collocava al 75%, beneficiando della spinta di setup stagionali che di lì a breve avrebbero formalizzato la previsione di una annata strepitosa. Oggi il modello è meno aggressivo: indotto in ciò dalle massicce plusvalenze messe da parte, nonché dalla performance disastrosa dei titoli di Stato.

Negli Stati Uniti per il T-Bond la prima settimana di gennaio è stata di gran lunga la peggiore dal 1973, con una performance complessiva (total return) del -9.35%. I ribassisti sull’Equity degli ultimi tredici anni, rischiano di aver guardato nella direzione sbagliata. Una involuzione drammatica, a tratti inquietante, ben preannunciata dalla notevole volatilità sperimentata in autunno. Un nervosismo che ad ottobre spinse il rapporto fra VIX e MOVE ai minimi degli ultimi 18 mesi.

Quella configurazione di sentiment, con gli investitori in azioni sereni, ed al contrario gli investitori in bond alquanto nervosi, è stata registrata altre 12 volte dal 1990 ad oggi. E se per i Treasury l’andamento successivo a grandi linee era poco costruttivo; per l’Equity il setup delineava uno schema ben preciso: nel Rapporto Giornaliero di oggi rispolveriamo quella previsione, che finora ha goduto del riscontro del mercato; e che trova conferma nelle aspettative per i prossimi mesi riportate nel 2022 Yearly Outlook, in fase di completamento.

Articolo a cura di Gaetano Evangelista
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