Piazza Affari sperimenta un colpo di reni che mantiene ancora aperta la possibilità di sollecitare la resistenza giornaliera, soltanto sfiorata l'altroieri. Mancano ormai soltanto 48 ore alla fine del mese, e i giochi in ottica di lungo periodo sembrano fatti: venerdì sera MIB e All Share appaiono destinati a violare nettamente i rispettivi long stop mensili. Sarebbe l'ultimo tassello di un processo di inversione di tendenza che ha richiesto diversi mesi per il suo completamento.
Non vorremmo sembrare eccessivamente negativi, ma questa è la formale definizione di bear market. Evidentemente la sottoperformance delle banche domestiche, rispetto a quelle continentali, per ragionevolissimi motivi (le minusvalenze patite in portafoglio titoli), sta zavorrando il listino italiano, vista l'ingombrante presenza del settore finanziario. Questo suggerisce la concreta probabilità che le delusioni si manifestino anche in termini relativi: a ieri, la differenza fra i saldi annuali di FTSE MIB40 ed Eurostoxx50, si attestava al -5%. Una correzione di rotta notevole, rispetto al +20% conseguito in primavera, ma ancora insufficiente a farci considerare completato l'aggiustamento relativo: a settembre 2016, come si ricorderà, lo "spread borsistico" fra Italia ed Europa raggiunse specularmente i -20 punti percentuali.
Wall Street non si cura minimamente di queste tensioni; al contrario: è naturale beneficiaria dei flussi di investimento in disimpegno da Europa e mercati emergenti. Lo S&P500 fino ad un certo punto è sembrato ricalcare l'andamento incerto che ha contraddistinto le complesse fasi prima e dopo i massimi storici del 2000 e del 2007: la figura proposta nel Rapporto Giornaliero di oggi "centra" il picco di gennaio scorso, con quelli di marzo 2000 e di giugno 2007, per l'appunto. Fino ad un certo punto l'allineamento sembrava più che soddisfacente, e legittimava l'attesa di un consolidamento a fine estate, che avrebbe consentito un agevole ingresso con i primi freschi autunnali.
Ma, come si può notare, il movimento partito ai primi di luglio, una volta superati i 2800 punti nella seconda metà del mese passato; ha finito per assumere una evoluzione autonoma rispetto a questi lugubri precedenti, finendo per raggiungere così nuovi massimi storici. Tornano alla mente i modelli previsionali proposti fra la fine di gennaio e gli inizi di febbraio: dopotutto, erano nel giusto.
Gaetano Evangelista
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