Il mercato supera indenne la settimana del Ringraziamento

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 30/11/2022 09:19

Dall'inizio dell'anno le prime quattro società americane per capitalizzazione cedono mediamente quasi il 30%. Vistosamente più delle restanti 496 dello S&P500, che contengono i danni a meno del 10%. Come dire: un bear market devastante ed un mero consolidamento.

 

Gli investitori tirano un sospiro di sollievo: la settimana del Thanksgiving si chiude con un saldo vagamente positivo per i mercati azionari. Non così roboante da delineare scenari idilliaci, ma abbastanza da evitare la triste replica dello scorso anno, quando una performance eccezionalmente negativa costituì il primo tassello di un deterioramento tecnico che avrebbe condotto al disimpegno dal mercato prima dell’inaugurazione del bear market.

Dai minimi di inizio autunno il recupero risulta a doppia cifra percentuale per 16 dei primi 25 indici al mondo per capitalizzazione. Quattro borse – fra cui Italia e Germania – sono salite tanto da formalizzare un nuovo mercato Toro. In posizione intermedia Wall Street, con il recupero in atto che non previene un saldo negativo da inizio anno a doppia cifra percentuale: un evento sperimentato alla vigilia dell’ultimo mese dell’anno, soltanto altre dieci volte dal Dopoguerra.

Che poi, entrando nei dettagli, la colpa è riconducibile a quelli che fino a poco meno di due anni fa erano i pilastri del mercato azionario americano: le grandissime capitalizzazioni della tecnologia. Alphabet, Amazon, Apple e Microsoft perdono mediamente il 29.4% dall’inizio dell’anno. Le altre 496 società del paniere dello S&P denunciando nel frattempo un arretramento medio del 6.4%, al netto dei dividendi corrisposti; e più di una società su 5 guadagnando non meno del 10% in questo eccezionale 2022.

Statistiche destinate a cambiare, se si compisse la metamorfosi in grado di trasformare questo rally in qualcosa di più sostanzioso. Ancora una volta l’indice delle borse mondiali è alle prese con la stessa resistenza che ha contenuto i rimbalzi ad aprile e ad agosto. Sarebbe spiacevole a questo punto registrare l’ennesimo passo falso. Le prossime sedute saranno decisive in tal senso.

Certo il contesto esogeno non incoraggia. Il tentativo di ritorno alla normale vita lavorativa in Cina è stato funestato da una esplosione di contagi da CoViD. Per la prima volta nella storia il consenso degli economisti raccolto dal Summary of Economic Forecasters tenuto dalla Federal Reserve, assicura una prossima recessione negli Stati Uniti.

Consola soltanto il declino del petrolio che però, se da un lato rappresenta un minor costo per famiglie ed imprese, dall’altro con la sua dinamica conferma i timori di marcato rallentamento del ciclo economico globale. La frenata dei rendimenti confermerebbe l’assunto. Nel Rapporto Giornaliero di oggi isoliamo tutti i precedenti analoghi, onde definire un quadro previsionale per i prossimi mesi per Wall Street e dintorni.

 

di Gaetano Evangelista

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