Non è eccezionale il ribasso di maggio; è straordinario il rialzo dei primi quattro mesi di quest'anno. Ma con il recente consolidamento, Wall Street si è riallineata adesso alle prescrizioni dei modelli previsionali. Che propongono un orientamento ben deciso per i prossimi mesi.
Wall Street ha colto il messaggio: il governatore della banca centrale USA ha battuto le palpebre. Consegnerà quanto richiesto, no question asked. Non è affatto un caso che il balzo di ieri risulti per gli indici americani il più corposo proprio da quel 4 gennaio: quando Powell rimosse il «pilota automatico» che, per suo dire, guidava il restringimento della politica monetaria negli Stati Uniti; ammettendo implicitamente che il rincaro del costo del denaro di dicembre sarebbe stato l’ultimo della sequenza.
D’altro canto, due giorni fa la condizione dei mercati finanziari americani era estrema. Come abbiamo rivelato nel Rapporto Giornaliero di lunedì, il sentiment misurato dal Daily Sentiment Index certifica(va) l’assenza di Orsi sul mercato obbligazionario, e specularmente l’assenza di Tori su quello azionario; con uno “spread” di sentiment prima d’ora registrato in questi termini soltanto subito prima di Natale e a febbraio 2016. Utile anche rilevare una curiosa statistica: prima della seduta di ieri il ritorno complessivo dei titoli di Stato USA, quest’anno, si attestava al +10.04%: lo stesso risultato, su base total return, fino a quel momento conseguito dallo S&P500 (+10.43%).
Per quanto penetrante, la correzione di maggio è servita a riallineare il mercato alle prescrizioni dei modelli previsionali. Esemplare l’andamento del modello “0414”, proposto appunto lo scorso 14 aprile, e che si sofferma su tutti i casi – non così frequenti, a dire il vero – in cui un ADT11 superiore al 66.7% nel paniere dello S&P500 è stato registrare ben due volte nel giro di sei mesi. Una prova di vitalità schiacciante, sperimentata soltanto altre cinque volte dal 1982 ad oggi; e che quest’anno è stata registrata prima a gennaio, e poi appunto ad aprile.
Sotto questa prospettiva ad essere anomalo non è stato tanto lo storno di maggio, quanto il rialzo che l’ha preceduto: un rally, nei primi quattro mesi dell’anno, che ha spinto lo S&P500 ben oltre il percorso ottimale prescritto in termini medi/mediani (linee celeste e blue) sulla base della casistica storica riscontrata.
Il balzo di ieri è confortante: dimostra che il mercato percepisce l’influsso del modello. Il rapporto di oggi illustra la tempistica del minimo definitivo dal quale partirà a Wall Street il nuovo assalto ai massimi assoluti.
Gaetano Evangelista
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