Il mercato azionario sta scrivendo una nuova narrativa?

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 24/05/2023 10:50

Per la prima volta ritorna diretta la correlazione fra mercato azionario (Nasdaq) e rendimenti del mercato obbligazionario (Treasury). Segno che l'inflazione non è più così temuta, ma i banchieri centrali ritengono diversamente. Come quadrare il cerchio?


Tiene sempre banco la questione del debito federale negli Stati Uniti. C’è ottimismo fra le parti, ma nessuno ancora vuole compiere il passo decisivo che conduca la trattativa in porto. La signora Yellen assicura che le risorse si esauriranno dopo i primissimi giorni di giugno e ci sarebbe da crederle, stando all’impennata anomala dei rendimenti dei bond governativi che scadono attorno a quella data. Non potendo il Tesoro rinnovare i titoli in scadenza emettendone altri per analogo ammontare, in assenza di un via libera a nuovo debito da parte del Congresso, infatti, tecnicamente i titoli in possesso dei fondi, e non rimborsati, andrebbero valorizzati a zero dollari. E questo provoca un disimpegno che ne gonfia i rendimenti.
Non bastasse questo, malgrado l’ottimismo ostentato dai numeri le case di investimento si mantengono scettiche circa la prospettiva di un rapido calo dell’inflazione verso il mitico target del +2.0%. Ieri VanEck, Invesco e Citi, per citare soltanto alcuni nomi, in vario modo hanno spiegato perché l’indice dei prezzi al consumo oscillerà fra il 3 ed il 5 percento negli anni a venire nella più benevola delle ipotesi.
Tutto questo però non ha dissuaso i banchieri centrali dall'esprimersi ancora una volta a favore della prospettiva di nuovi rincari del costo del denaro. Il mercato a termine parteggia per un hold a giugno, il che rimane dopotutto l’ipotesi prevalente (ma non più dominante); ma rimane ancora su una diversa pagina rispetto alla Fed, anticipando la probabilità se non la certezza di tagli del Fed Funds rate nel corso degli ultimi tre FOMC di quest’anno.
Ci sono dei fenomeni intermarket che segnalano un cambiamento di pelle in corso. La correlazione fra mercato azionario e tassi di interesse, negativa nel 2022 dopo un quarto di secolo, nelle ultime settimane sta tornando di nuovo positiva. È un accenno, ma il coefficiente di correlazione è risalito di misura sopra lo zero negli ultimi sei mesi.
C’è dell’altro. Per diverso tempo il mercato, e nello specifico un settore ad elevata duration come quello tecnologico, ha mostrato una comprensibile correlazione inversa rispetto all’andamento del costo del denaro: scendono i tassi, migliorano le quotazioni, e viceversa. Il bear market di tre quarti dello scorso anno di Times Square è spiegabile facilmente con l’impennata dei rendimenti, che ha mortificato l’attualizzazione dei flussi futuri delle Growth stock.
Per quasi tutto il 2023 il fenomeno è scomparso. I rendimenti obbligazionari si sono mossi lateralmente, ma ciò non ha impedito al Nasdaq 100 di impennarsi, affrancandosi da questa scomoda correlazione. I casi allora sono due: o si tratta di un eccesso speculativo, di una esasperazione come altre se ne sono registrate in passato, seppure in tono minore; oppure il mercato sta scrivendo una nuova narrativa.

 

Report a cura di Gaetano Evangelista.

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