Boom di acquisti di fondi comuni ed ETF azionari nell’ultima settimana: quasi 54 miliardi di dollari. Perlomeno dal 2013, si tratta di un primato assoluto. Dopo 2750 miliardi di disavanzo accumulato in cinque anni fra fondi azionari ed obbligazionari; un po’ di entusiasmo non guasta.
Tutto sommato, fatte salve poche ma vistose eccezioni, gli indici azionari mondiali stanno affrontando questa finestra stagionale negativa con una certa compostezza. Questo vale in modo particolare per Piazza Affari, riuscita ieri a conseguire una chiusura positiva, malgrado un contesto tecnico deteriorato: il momentum continua a puntare verso il basso, e si dovrebbero ancora percepire gli effetti del Sell Sequential setup di una settimana fa.
Gli Stati Uniti offrono un quadro dalle tonalità contrastanti. Se il Dow Jones chiude invariato, al contrario il Nasdaq cede il due percento: essendo gli indici citati il riflesso dell’anima Value e Growth, rispettivamente, dei listini USA. In posizione intermedia lo S&P500, più che mai benchmark: destinato a flettere fino al target fissato nel Rapporto Giornaliero di ieri, prima della ripartenza.
A proposito di Stati Uniti, si impone una riflessione a proposito di un paio di letture estreme emerse di recente. Il primo dato riguarda il boom di acquisti di fondi comuni ed ETF azionari nell’ultima settimana: quasi 54 miliardi di dollari, di cui 43 destinati verso le iniziative domestiche. Perlomeno dal 2013 in avanti, quando la ICI ha rilasciato i dati relativi ai flussi a cadenza settimanale, si tratta di un primato assoluto.
In ottica contrarian farebbe temere il peggio ma, con un certo conforto, accogliamo il fatto che i dati relativi alla raccolta netta settimanale, limitati al primo percentile di tutte le rilevazioni degli ultimi otto anni; abbiano fatto registrare performance prospettiche allineate alla media storica. In fondo, dopo 2750 miliardi di disavanzo accumulato in cinque anni fra fondi azionari, e fondi obbligazionari; un po’ di entusiasmo non guasta.
Il secondo estremo da denunciare, riguarda l’oggettivo ipercomprato di lungo periodo, conseguito in questi giorni dal Dow Jones (e non solo). Si può dire che tutti i massimi di mercato siano preceduti da una condizione di eccesso di questo tipo. Ma non tutte le rilevazioni di ipercomprato di lungo periodo conducono a massimi definitivi: il rapporto di oggi mostra i precedenti episodi di RAY eccessivo e, sebbene si scorga nitidamente il 2007, inizio 2018 e appunto fine 2019; non sono pochi d’altro canto i casi di eccesso non seguito da alcuna reazione avversa davvero degna di nota.
Diciamo che il contesto di mercato è benigno, ma si va fisiologicamente complicando. Forse abbastanza da indurre i modelli allocativi a ridurre, per la prima volta da inizio novembre, l’esposizione al mercato azionario rispetto al 70-75% mantenuto senza soluzione di continuità fino ad oggi. Ne avremo conferma eventualmente fra pochi giorni.
Articolo a cura di Gaetano Evangelista
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