L’asset allocation da tempo ha raccomandato una minore aggressività: l’esposizione in azioni è stata portata al 60% alla fine di novembre, dopo più di un anno di massima allocazione in Equity; e l’ultimo aggiornamento settimanale conferma questo orientamento.
Si direbbe che gli Orsi siano usciti dal letargo. I mercati azionari mondiali fanno registrare una flessione in una settimana altrimenti storicamente benigna: il MSCI All Country cede il 4.25%, lo S&P500 subisce un tonfo del 5.7%, le borse mondiali ex USA contengono il ridimensionamento al 2.2%, mentre l’Eurostoxx50 sacrifica l’uno percento. A Piazza Affari il FTSE MIB risente prevedibilmente della successione ciclica negativa che da due anni intercetta i massimi di mercato; ultimo, quello dello scorso 5 gennaio.
Il tema della transizione, del passaggio di consegne, al centro del nostro 2022 Yearly Outlook; si è manifestato appieno nelle ultime sedute: cedono i temi Growth, si difende con vigore il Value. Energy e Financial (il cosiddetto “Finergy”) sono gli unici a vantare una performance positiva da inizio anno a livello di MSCI, mentre la tecnologia cede già più del 10%.
Ne fa le spese il Nasdaq, che formalizza una fase correttiva, cedendo dai massimi ora a doppia cifra percentuale. È la dodicesima volta che accade dal 2009, ed in due circostanze il ribasso è sfociato in bear market. Per Times Square ad ogni modo si tratta della peggiore partenza di sempre. Soltanto altre due volte il Composite ha ceduto più del 10% dopo le prime tre settimane dell’anno: nel 2008 e nel 2016. A riprova dell’incertezza in atto, la reazione conseguente a questi isolati precedenti, non avrebbe potuto essere più polarizzata.
Le borse americane sono la rappresentazione più vivida di questo quadro tecnico: proliferano le società sui minimi, a fronte di un persistente numero di società sui massimi. Questa contraddizione ha prodotto ben 7 Hindenburg Omen negli ultimi due mesi. Nel Rapporto Giornaliero di oggi ci soffermiamo sulle condizioni che hanno preceduto i massimi del 2000, del 2007 e del 2018.
L’asset allocation da tempo ha raccomandato una minore aggressività: l’esposizione in azioni è stata portata al 60% alla fine di novembre, dopo più di un anno di massima allocazione in Equity; e l’ultimo aggiornamento settimanale conferma questo orientamento, a fronte della prospettiva comunque di possibili nuovi downgrade.
Il Delta System prevede(va) un minimo fra venerdì ed oggi, per cui l’attesa nell’immediato è quella di una reazione. Conforta in questo senso il ciclo che sulla borsa americana ha intercettato puntualmente i tutti minimi a partire dalla fine del 2018. Appare però sempre più evidente come il conseguimento in primavera di nuovi massimi, suggerirebbe l’opportunità di scaricare ulteriormente l’esposizione al rischio.
Articolo a cura di Gaetano Evangelista
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