Corretta la decisione di ridurre l'esposizione in Equity

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 14/01/2025 11:50

Il mercato azionario americano ha perduto il ritmo vivace mantenuto fino alla fine di novembre, segnalando l'opportunità di ridurre l'esposizione al rischio a meno della tradizionale allocazione 60-40. L'Outlook per il 2025 fornirà agli investitori tutte le risposte.

I dati sull’occupazione USA nel mese di dicembre battono nettamente il consenso degli economisti e superano tutte le aspettative espresse tranne una. Il mercato non la prende molto bene, con la prospettiva di una conclusione anticipata della campagna monetaria distensiva che prende sempre più corpo: i future stimano ora un tasso terminale al 4.0%, con i trader che prezzano adesso soltanto un taglio entro la fine dell’anno.
Curioso come coloro che profetizzavano sventure sulla base di un tasso di disoccupazione destinato irrimediabilmente a salire, giungano adesso alla medesima conclusione, con il tasso di disoccupazione che punta verso il basso, e con le richieste di sussidi iniziali ai minimi degli ultimi otto mesi in termini di media a 4 settimane. Una disinvoltura intellettuale invidiabile.

Per fare una battuta potremmo dire che la presenza fissa di una seduta festiva in ciascuna delle ultime settimane abbia fatto perdere il ritmo al mercato, interrompendone la vivacità apprezzata fino all’autunno scorso. La verità è che dalla fine di novembre sono emerse incertezze strutturali che hanno indotto il nostro modello di asset allocation a ridurre l’esposizione: come già sottolineato a suo tempo, una allocazione in azioni per una volta sottopesata rispetto al canonico benchmark 60-40 era ragionevole. Venendo dall’80-85% in Equity, non è poco.
Vedremo ora come si evolverà la situazione, in attesa di conseguire i decisivi setup stagionali che definiranno l'andamento del resto dell'anno. A giorni si inaugurerà la stagione delle trimestrali, con le banche chiamate ad assecondare una previsione invero ambiziosa di espansione degli EPS dell’8%. L’asticella delle aspettative appare piuttosto ardua da superare, con i multipli fondamentali correnti che non concedono molto spazio a delusioni verso il basso.

Non è una questione di concentrazione eccessiva perché al 38.8%, le Top Ten americane risultano le più “diluite” nel panorama azionario mondiale. Altrimenti in Italia al 68% di peso per le prime dieci società di Piazza Affari, cosa dovremmo dire?

S&P500 ha chiuso in ribasso fra dicembre e gennaio in ben 4 delle ultime 5 settimane. Gli episodi precedenti in questo bull market secolare risalgono al 2023, al 2016, al 2015, al 2014 ed al 2010. Ma con un indice che ha ceduto nel frattempo meno del 5% dai massimi, dal 1970 gli episodi analoghi si contano sulle dita di una mano: 1991, 1993, 2014, 2015 e 2023. Non proprio annate dal consuntivo disastroso.

Finché lo Stock/Bond ratio manterrà la configurazione corrente, è sensato privilegiare le azioni rispetto al mercato obbligazionario. Il 2025 Yearly Outlook, in via di ultimazione, chiarirà la strategia da adottare per tutto l'anno.

Gaetano Evangelista - www.ageitalia.net

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