Conoscere l'andamento del mercato con otto mesi di anticipo

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 18/09/2019 19:02

Gli operatori drizzeranno le antenne nella speranza di cogliere notizie di conforto circa le fibrillazioni che da alcuni giorni investono il mercato monetario, se non proprio l’overnight: dove la liquidità va scarseggiando, e i costi di raccolta sono schizzati.

Piazza Affari ripiega per la seconda seduta di fila, appesantita da un settore energetico deluso dalla mancata replica del boom delle quotazioni del petrolio. Un’azione come ENI, che vanta pur sempre il suo peso specifico, ha zavorrato l’indice con un vistoso calo: maturato, guardacaso, dopo la millimetrica sollecitazione della media mobile a 200 giorni.

Si rimanda dunque l’appuntamento con la decisiva resistenza a 22.000 punti, croce e delizia degli investitori italiani ormai da più di due anni: la soglia ha agito da obiettivo; poi, una volta superata, da supporto; indi, negli ultimi sei mesi, da resistenza invalicabile. La sensazione è si tratti di un appuntamento soltanto rimandato: non riponiamo nei modelli previsionali sulla borsa italiana la stessa fiducia che storicamente meritano i tracciati che ci anticipano di mesi le evoluzioni di Wall Street; ma quanto mostrato lunedì in questa sede – a proposito dell’ampiezza di mercato – fa ben sperare.
Wall Street arriva all’appuntamento con il FOMC con lo S&P500 che ritorna sopra i 3.000 punti. In termini di tasso ufficiale la riunione del braccio operativo della Federal Reserve ha ormai ben poco da raccontare. Casomai, gli operatori drizzeranno le antenne nella speranza di cogliere notizie di conforto circa le fibrillazioni che da alcuni giorni investono il mercato monetario, se non proprio l’overnight: dove la liquidità va scarseggiando, e i costi di raccolta sono schizzati fino al 10%. Ieri la Fed di New York ha fornito 53 miliardi di dollari con operazioni di mercato aperto. Il buon Powell deve dimostrare che la Fed non ha perso il controllo di questo mercato. Impresa francamente non così agevole.

Confidiamo, al solito, nella capacità di sintesi dell’analisi tecnica. Sul finire dello scorso anno e poi nel 2019 Yearly Outlook, ci soffermammo su quei non pochi casi in cui Wall Street negli anni è arrivata a sfiorare la definizione formale di bear market, senza conseguirla: scendendo, da massimo a minimo, di non più del 20%. Si contano nelle epoche più vicine una manciata di casi: prima del mini-crash dello scorso quarto trimestre, quando lo S&P cedette appunto, da estremo ad estremo, il -19.8%.

Il Rapporto Giornaliero di oggi ripropone la previsione formulata a gennaio: c’è da essere davvero sconcertati – in positivo – per come il tracciato proposto otto mesi fa sia stato rispettato: non tanto per il beneficio fornito anzitempo agli investitori (una vera e propria “mappa del tesoro”), quanto per l’ulteriore conferma della prevedibilità dei mercati azionari e in generale finanziari.


Gaetano Evangelista
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