Il primo FOMC del 2023 dovrebbe notificare l'ovvio: i tassi ufficiali aumenteranno ora di appena un quarto di punto. L'inflazione sembra domata; eppure c'è chi scommette contro: una scommessa da 35 milioni di dollari. Boom dei listini nel mese di gennaio: proseguirà?
La due giorni di Powell è inaugurata da una serie di dati macroeconomici decisamente confortanti: le quotazioni immobiliari si sono contratte per il quinto mese consecutivo, al pari dei canoni di locazione. Dati entrambi rilevanti nei panieri degli indici dei prezzi al consumo. Soprattutto, l’Employment Cost Index (ECI) ha sorpreso in positivo, con una espansione di misura (+1.0%) nello scorso quarto trimestre, che conferma la decelerazione in atto della dinamica retribuzionale. Tutto farebbe supporre che la scommessa sia stata vinta, e che l’inflazione sia stata domata.
Stando così le cose, stasera dopo l’atteso rincarino da un quarto di punto percentuale, il governatore della Federal Reserve dovrebbe fornire alcune dichiarazioni concilianti: con un ulteriore aumento simbolico a marzo, prima di una pausa. La probabilità di un Fed Funds rate più elevato stasera di 50 punti base è data all’1.8%: sarebbe nel caso una sorpresa; anzi, uno shock.
Il fatto è che, come si rilevava ieri, le condizioni finanziarie complessive sono migliorate fino ai livelli di giugno scorso, quando il policy rate si collocava ancora all’1.0%: tutti i rincari successivi sono stati dunque neutralizzati. Per gli investitori questa è manna dal cielo, che si aggiunge alla ripartenza ora bruciante della Cina (il PMI non manifatturiero è esploso a gennaio di 14.6 punti) e alle sorprendenti conferme nell’Eurozona: cresciuta anche nel quarto trimestre, scongiurando la tanto paventata recessione.
Un goldilock scenario, come si esprimono gli americani. Se non fosse che ciò va in direzione contraria agli auspici della Fed. Il povero Powell non sa proprio come persuadere operatori ed investitori circa la sua ferrea volontà di raffreddare la domanda. E c’è chi scommette su una sorpresa hawkish: ieri un trader ha investito 1.7 milioni di dollari sul future sui Fed Funds, puntando su un rincaro da 50 punti base. Ipotesi improbabile per non dire irrealistica; ma che se andasse in porto frutterebbe ben 35 milioni di dollari.
È stato un mese di gennaio indimenticabile per gli investitori. Lo S&P500 ha messo a segno un guadagno del 6.2%. Dal 1950 una performance analoga – considerando un “intorno” dell’1% - è stata conseguita altre otto volte. Gli investitori annotano scrupolosamente i ritorni conseguiti nel successivo mese di febbraio e nei restanti undici mesi dell'anno: ne abbiamo parlato nel Rapporto Giornaliero di oggi. Domani ci soffermeremo sui prossimi obiettivi verso l’alto di Wall Street e Piazza Affari.
Di Gaetano Evangelista
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