A Wall Street spunta una Titanic Syndrome

Gaetano Evangelista Gaetano Evangelista - 07/01/2025 13:30

Una cosa è certa: l'anno appena incominciato non sarà un replica del rimpianto 2024. In attesa della pubblicazione dell'Outlook annuale, che farà luce sulle prospettive dei mercati finanziari nei prossimi dodici mesi, l'ampiezza di mercato invia segnali da non trascurare.

La correzione post-natalizia lascia spazio ad una seduta all’insegna del rimbalzo, che non cancella il saldo negativo del primo setup invernale: quello del cosiddetto Santa Claus Rally. Dal 1969 questa finestra temporale è accreditata di un saldo del +1.3% ma, secondo Hirsch, un investitore può comprare a prezzi più bassi in seguito al mancato manifestarsi dell’atteso rally.

In effetti a cavallo fra il 1999 ed il 2000 e fra il 2006 ed il 2007, il SCR non si concretizzò. Ma lo scorso anno la performance fu parimenti negativa, e tutti ricordiamo con nostalgia il 2024. La realtà è che l’Orso deve superare tante altre prove, prima di risultare credibilmente minaccioso. Il riferimento ovvio è ai setup che usiamo per anticipare l'andamento del tavolo, e qui ancora tutte le opzioni sono sul tavolo.

Il rimbalzo di venerdì ha interrotto una sequenza di cinque sedute negative sullo S&P500. L’ultima sequenza analoga è stata registrata ad aprile, quando l’indice ripiegò per sei giorni consecutivi, perdendo nel complesso il 6%. Fino a giovedì sera il drawdown è risultato contenuto al 4.5%.

Il grafico del mercato rivela due aspetti degni di nota; uno palese, l’alto ben nascosto. Si scorge in primo luogo un evidente testa e spalle, conformazione che qualche anno di esperienza suggerirebbe di minimizzare nella portata presunta. Pragmaticamente, ci si potrebbe muovere con circospezione qualora il minimo della settimana passata dovesse saltare, mentre si brinderebbe alla ripartenza in caso di chiusura superiore al picco della spalla destra a 6050 punti.

L’elemento più delicato in questo momento è un altro, e si riferisce ad una ampiezza di mercato finora deludente, anche se abbastanza episodica. Fino a qualche giorno fa: quando abbiamo inanellato una sequenza prolungata di sedute in cui a prevalere numericamente sono state le società che hanno chiuso in ribasso, rispetto a quelle che hanno terminato gli scambi in rialzo.

Questo ha attivato una versione riveduta e corretta della Titanic Syndrome: un setup di regole oggettive che prima d’ora ha fatto capolino alla fine del 2021 ed a settembre 2018, fra le altre occasioni. Ne abbiamo parlato mesi addietro, quando commentammo un episodio invece all’epoca isolato. Al contrario, questa volta il fenomeno è stato replicato copiosamente.

Ciò contribuisce a spiegare la notevole cautela raccomandata da alcune settimane dal nostro modello di asset allocation, allontanatosi sin dalla fine di novembre dalla esposizione piena in azioni. Nell’Outlook ci soffermeremo sulle prospettive dei mercati dei prossimi dodici mesi. Una cosa è certa da subito: non sarà una replica del 2024.

Gaetano Evangelista - https://www.ageitalia.net

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