Fattura elettronica anche per i forfettari! 3 novità che devi sapere

Redazione Traderlink Redazione Traderlink - 24/05/2022 12:07

Dopo qualche mese di attesa, finalmente, è arrivata la data in cui partirà l’obbligo di fatturazione elettronica per i titolari di Partita Iva in regime forfetario. A partire dal 1° luglio 2022, i forfettari sono obbligati ad emettere la fattura elettronica.

Ma l’obbligo scatterà per tutti i forfettari? Ebbene no, c’è una sola eccezione. Non sono obbligati alla fatturazione elettronica i forfettari con un fatturato fino a 25.000 euro.

Queste e altre novità sono l’oggetto del presente articolo, dove analizzeremo anche, in linea generale, la fatturazione elettronica, come si compila e anche come funziona. Naturalmente, uno spazio molto generoso del testo sarà riservato alle ultime novità in relazione ai contribuenti in regime forfettario.
 

Obbligo di fatturazione elettronica: per chi scatta dal 1° luglio 2022!

In sede del Consiglio dei Ministri, riunitosi il 13 aprile 2022, sono state introdotte novità in materia fiscale, tra cui la data, molto attesa, in cui scatterà l’obbligo della fatturazione elettronica anche per i contribuenti in regime forfetario.

Una data che si attendeva già da qualche mese, da quando l’UE ha dato la sua approvazione e che, finalmente, è arrivata. Infatti, quel che mancava era solo la pubblicazione di un apposito provvedimento

Ricordiamo, inoltre, che il Consiglio dell’Unione Europea, il 13 dicembre scorso oltre ad aver approvato l’estensione dell’obbligo di fatturazione elettronica anche ai forfettari, ha anche approvato la proroga all’utilizzo della fattura elettronica fino alla fine del 2024.

L’obbligo della fatturazione elettronica, però, non scatterà soltanto per i forfettari, ma anche per i contribuenti in regime di vantaggio e per le associazioni sportive dilettantistiche.

Tuttavia, anticipiamo che l’obbligo non coinvolgerà tutti i forfettari. Chi sono i contribuenti esonerati?
 

Forfettari esclusi dall’obbligo e moratoria sanzioni!

Una seconda novità contenuta nella bozza del pacchetto di misure varate dal governo, si riferisce anche agli esonerati dall’obbligo di fatturazione elettronica, a partire dal 1° luglio 2022.

Secondo le anticipazioni, infatti, i forfettari che percepiscono un reddito, tra ricavi e compensi annuali, fino a 25.000 euro sono esonerati dall’obbligo di emissione della fattura elettronica. Esenzione che durerà fino al 2024.

Per i nuovi soggetti all’obbligo di emissione della fattura in formato elettronico è previsto un breve periodo transitorio dal rischio di incorrere in sanzioni. Che cosa vuol dire? Nei mesi da luglio a settembre, ai nuovi soggetti all’obbligo, come si legge sul sito informazionefiscale.it:

“[…] l’emissione della fattura […] sarà consentita entro il mese successivo a quello di effettuazione dell’operazione”.

Si ricorda che, ordinariamente, la fattura deve essere emessa e inviata entro dodici giorni da quando è stata effettuata la prestazione lavorativa. 

Sono queste elencate le tre novità sulla fatturazione elettronica: i nuovi soggetti obbligati, i contribuenti esonerati fino al 2024 e, infine, l’allungamento temporaneo dei termini di emissione della fattura.

Naturalmente, si tratta di provvedimenti che dovranno essere confermati con il testo ufficiale del decreto-legge. 
 

Perché è stato esteso l’obbligo della fatturazione elettronica?

Dopo aver spiegato quali sono le ultime novità, è bene capire anche quali sono state le motivazioni che hanno spinto il governo non solo a chiedere all’UE la proroga dell’obbligo fino al 2024, ma anche quello di coinvolgere un’altra fetta di contribuenti.

La fattura elettronica si è resa necessaria al fine di contrastare l’evasione fiscale. In quanto si tratta di un documento digitale che va a garantire una maggiore trasparenza nelle operazioni, la fattura elettronica è un mezzo molto valido per il contrasto ai tentativi di evasione. Per avere qualche dato alla mano, che vada a ratificare quanto abbiamo appena detto, sul sito tg24.sky.it si legge che:

“L'entrata in vigore della fatturazione elettronica nel 2019, che al momento esclude i regimi forfettari, ha consentito all'Italia di riuscire a recuperare imposte per circa due miliardi di euro sul fronte dell’Iva”.

La fattura elettronica, però, non è l’unico strumento utile a contrastare l’evasione fiscale. Ricordiamo che, a breve, sarà obbligatorio anche accettare i pagamenti elettronici tramite il Pos, pena sanzioni pari a 30 euro, più una percentuale dell’importo rifiutato. L’entrata in vigore dell’obbligo del Pos sarebbe dovuta scattare l’anno prossimo, ma ha subito un anticipo al 30 giugno 2022.

Non dimentichiamo neppure la limitazione all’uso del contante che, di volta in volta, ha sempre visto abbassarsi la soglia di utilizzo consentito. Si tratta di un altro provvedimento volto ad incentivare l’utilizzo dei pagamenti digitali ed elettronici, al fine di avere una maggiore trasparenza e tracciabilità delle transazioni e, di conseguenza, limitare la circolazione del denaro contante. Anche in questo caso, per chi viola le disposizioni di legge sono previste sanzioni molto pesanti.
 

Fattura elettronica: come si emette? Ecco tutto quello che devi sapere!

I forfettari devono prepararsi a fronteggiare alcune novità che, in alcuni casi, potrebbero portare al sostenimento di qualche costo in più. Per la fatturazione elettronica ci sono alcune soluzioni gratuite, come quelle messe a disposizione dall’Agenzia delle entrate, ma altre sono a pagamento.

Cosa serve per compilare ed emettere la fattura elettronica? Innanzitutto, è necessario possedere un computer o un dispositivo mobile, e, naturalmente, una buona linea internet. Per compilare la fattura in formato elettronico, è poi necessario avere un software di compilazione. Programmi che sono disponibili a pagamento su internet, oppure è possibile utilizzare quelli gratuiti disponibili sul sito dell’Agenzia delle entrate.

Una volta compilata la fattura non resta altro da fare che ricontrollarla e inviarla al Sistema di Interscambio (Sdi), il quale ha il compito di controllare e verificare che i dati inseriti siano corretti, anche in relazione all’esistenza o meno della Partiva Iva del fornitore e del cliente.


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