Stellantis prolunga cassa integrazione a Mirafiori: produzione in stand-by fino a marzo

La sospensione della produzione presso la fabbrica Mirafiori di Stellantis si prolunga ulteriormente. Al ritorno dalle vacanze natalizie, dal 18 dicembre al 15 gennaio, la compagnia ha informato i suoi dipendenti che lo stabilimento resterà in cassa integrazione per altre tre settimane. Benché l'annuncio, diffuso dal sindacato della Fiom, non sorprenda del tutto - considerato il rallentamento nella produzione verificatosi nell'ultimo trimestre del 2024 e i numeri sotto le aspettative, con solamente 80.000 veicoli assemblati rispetto al traguardo delle 100.000 unità - esso spegne le aspettative di una ripresa, nutrite dalla recente introduzione sul mercato americano della Fiat 500e. 

I 2.260 addetti della divisione Carrozzerie, impegnati sulle linee di produzione della Fiat 500e e delle Maserati, saranno inattivi dal 12 febbraio al 3 marzo. La sospensione, ha spiegato l'azienda, è stata necessaria per adeguare i processi produttivi alle fluttuazioni temporanee della domanda sul mercato. "L'anno non poteva iniziare peggio. Dopo un mese di inattività a cavallo dell'anno nuovo, arriva l'ulteriore notizia della cassa integrazione", commenta con preoccupazione Edi Lazzi, segretario Fiom di Torino. "Di fronte all'entrata della 500 elettrica nel mercato USA, la situazione critica di Mirafiori e i suoi numeri preoccupanti richiedono l'implementazione di nuove opportunità produttive per garantire un futuro più solido". 

L'irregolarità della produzione e il ricorso costante agli ammortizzatori sociali spingono i sindacati a sollecitare un supporto economico per i lavoratori in cassa integrazione. "Con l'inizio del 2024, abbiamo segnato il diciassettesimo anno consecutivo di utilizzo degli ammortizzatori sociali per la Carrozzeria. Questo significa che i dipendenti hanno subito perdite sostanziali nei loro stipendi nel corso di questo lungo periodo", afferma Gianni Mannori, responsabile Fiom presso Mirafiori. "Per questo motivo, abbiamo chiesto all'azienda di compensare la differenza salariale, senza però ottenere una risposta finora". 

(Redazione)