I chatbot AI, croce e delizia
Il crollo in borsa di Alphabet dell'8 e 9 febbraio (oltre -11%) in cui la società controllante di Google ha perso circa 150 miliardi di dollari a livelli di capitalizzazione di mercato potrebbe non restare l'unico episodio in cui l'intelligenza artificiale, o AI, ha messo in difficoltà il colosso di Mountain View.
La causa del crollo fu la scoperta di un errore del chatbot Bard lanciato pochi giorni prima.
I chatbot sono applicazioni AI che simulano una chat con un operatore umano. Google aveva infatti postato su Twitter un breve video di presentazione dove Bard rispondeva a una domanda sulle nuove scoperte del James Webb Space Telescope: purtroppo tra le risposte ce n'era una sbagliata e l'agenzia Reuters scoprì l'errore.
Una brutta figura che ha messo in evidenza il ritardo accumulato da Google in questo settore rispetto a Microsoft che progetta di integrare ChatGPT nel suo motore Bing: si tratta di un chatbot sviluppato da OpenAI, una startup in cui Microsoft ha investito circa 10 miliardi di dollari.
L'enorme potenza di calcolo necessaria per le applicazioni AI
Probabilmente Google dovrà investire ulteriormente per migliorare Bard ma secondo molti osservatori gli aspetti finanziari delle applicazioni AI potrebbero rappresentare un problema per tutte le big tech.
Sta infatti emergendo un aspetto finora mai messo in evidenza, ovvero l'elevato costo delle richieste effettuate tramite chatbot e motori di ricerca che utilizzano l'AI.
Gli algoritmi che simulano il pensiero umano come ChatGPT arrivano a utilizzare 175 miliardi di parametri, una quantità difficile anche solo da immaginare.
L'elaborazione di questi dati richiede una capacità di calcolo enorme e quindi l'utilizzo di chip sempre più costosi e numerosi.
John Hennessy, presidente di Alphabet, ha dichiarato a Reuters che l'utilizzo dell'AI in un un motore di ricerca ha un costo dieci volte superiore a quello di una ricerca normale.
Anche considerando i ricavi aggiuntivi che potrebbero essere creati inserendo la pubblicità nelle risposte generate dalle ricerche "intelligenti", i conti dei giganti internet potrebbero essere fortemente penalizzati dalle applicazioni AI.
Morgan Stanley ha stimato che se metà delle ricerche effettuate sul motore Google (3.300 miliardi l'anno scorso) venissero gestite da un'applicazione simile a ChatGPT, il gruppo di Mountain View sosterrebbe circa 6 miliardi di dollari di costi aggiuntivi: una cifra consistente anche per un gruppo che nel 2022 ha realizzato profitti per 60 miliardi.