Schroders: delisting e buyback in crescita, motivi e conseguenze in Borsa

Il fenomeno dei buyback sta diffondendosi a livello globale, coinvolgendo anche imprese britanniche, giapponesi, francesi e tedesche. Negli Stati Uniti, storico pioniere in questo campo, si sta assistendo a una riduzione del divario con gli altri mercati. Tuttavia, i buyback sono un tema divisivo: da un lato offrono liquidità agli azionisti e vantaggi fiscali, ma dall'altro possono essere oggetto di critiche per possibili manipolazioni e impatti sulla remunerazione dei dirigenti.
Nel panorama delle grandi società, il 38% delle aziende statunitensi ha riacquistato almeno l'1% delle proprie azioni nel 2023, con un calo rispetto agli anni precedenti. Interessante notare come le grandi società britanniche abbiano quasi eguagliato gli Stati Uniti in termini di attività di buyback, segnalando un cambiamento nelle dinamiche di mercato. Al contrario, nei mercati emergenti, come il Giappone, l'attività rimane limitata a causa della valutazione azionaria e dell'accumulo di liquidità da parte delle società.

Le aziende di minori dimensioni sono meno propense ai buyback, preferendo emettere nuove azioni per sostenere la crescita. Questo comportamento contribuisce alla concentrazione dei capitali, riducendo il numero di azioni disponibili sul mercato e influenzando le dinamiche di de-equitisation. Le fusioni e acquisizioni hanno un ruolo significativo in questo contesto, con un aumento della "de-equitisation" soprattutto nei mercati non statunitensi.
La tendenza verso l'utilizzo dei buyback al di fuori degli Stati Uniti è in aumento, nonostante un contesto di tassi d'interesse più elevati. La scelta tra buyback e dividendi diventa cruciale per le aziende che devono gestire la liquidità in eccesso e valutare l'opportunità di sostenere il prezzo delle azioni. Gli investitori dovranno monitorare da vicino questa tendenza e valutare il suo impatto sui mercati azionari globali.

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