Riforma delle Pensioni, sempre più difficile l'uscita per i più giovani

29/07/2024 09:15

Riforma delle Pensioni, sempre più difficile l'uscita per i più giovani

E' sempre pi difficile sperare in una Riforma delle Pensioni giusta ed equilibrata per i giovani. Anzi, per i 30-40enni di oggi la pensione rischia di diventare un miraggio.

Purtroppo la situazione della previdenza nazionale da mesi riassumibile con la seguente parola: "insostenibile".

Per tornare quindi alla sostenibilit, purtroppo, qualcuno dovr pagare, e difficilmente l'onere toccher agli odierni percettori.

Vediamo infatti perch sar sempre pi probabile per i giovani non andare in pensione, e cosa rimane da fare.

Per saperne di pi in merito all'argomento, consigliamo di approfondire al meglio la questione con questo video YouTube, con ringraziamento al canale di Family Office Italia.

Riforma delle Pensioni: cosa dovrebbe arrivare nel 2025

Manca ancora qualche mese all'avvio dei lavori per la Manovra di Bilancio, quella che decider, tra le tante, quali pensioni saranno disponibili nel 2025.

Attualmente il Governo non ha confermato nulla in merito a rinnovi o proroghe di uscite anticipatorie o Quote varie, lasciando tutto ancora in sospeso.

Soprattutto per quanto riguardano Opzione Donna, Quota 103, Quota 41 per tutti e addirittura la stessa Pensione di Vecchiaia.

Nel primo caso, Opzione Donna potrebbe subire un aumento dell'et anagrafica, passando cos a 62 anni (3-4 anni in pi rispetto ai requisiti del 2021), e sempre con un assegno penalizzato dal calcolo contributivo.

Per Quota 103, il rinnovo di quest'anno l'ha trasformata in una pensione a calcolo "contributivo", quasi per disincentivare i pensionati ad accedervi.

Se non dovesse venire confermata, probabilmente Quota 104 prender il suo posto nel 2025.

Mentre per Quota 41 per tutti continua il tira-e-molla per introdurla in Manovra.
Anche se si riuscisse a introdurla nel 2025, si tratterebbe dell'ennesima soluzione "contributiva", quindi con assegno penalizzato.

Per ultimo, la Pensione di Vecchiaia. Sebbene i suoi requisiti rimarranno immutati fino al 2026 compreso (si veda la legge 4/2019), gi dal prossimo anno i coefficienti di trasformazione cambieranno, rendendo l'assegno pi "leggero" rispetto a prima.

Tutti scenari che riguardano per i futuri pensionati, ovvero chi ha gi oggi una sessantina d'anni e decine di anni contributivi.

E per quanto riguardano i giovani?

Riforma delle Pensioni: quando i giovani si ritireranno?

Per il futuro previdenziale dei giovani al momento c' poco e nulla sul tavolo, anche perch difficile promettere una previdenza generosa con una popolazione sempre pi anziana, e quindi sempre pi determinante nella spesa pubblica.

Essendo il nostro sistema basato sulla "ripartizione" (ovvero i nostri contributi vanno a finanziare le pensioni degli attuali percettori), l'onere del mantenimento va tutto su chi oggi lavora, appunto i giovani.

Il problema che non basta solo premere sul prelievo contributivo.

Per mitigare il peso previdenziale, si punta anche a contenere le erogazioni, o addirittura a posticiparle.

Proprio per quanto riguarda il posticipo dell'uscita, nelle ultime settimane sono trapelate alcune proposte "impopolari" come aumentare la parte contributiva della Pensione di Vecchiaia di 5 anni.

Cos facendo, si impedirebbe l'accesso a chi (a malapena) arrivato a 20 anni di contributi, obbligando il futuro pensionato ad attendere altri 4 anni per uscire a 71 anni, o in alternativa richiedere la costosa pace contributiva.

Per chi invece ha pochi o nessun contributo, un'altra proposta quella di rendere accessibile la pensione sociale a 70 anni, e non pi a 67 anni.

Pertanto, i giovani gi si ritrovano oggi a dover sostenere la spesa previdenziale.

A questo si aggiunge anche la beffa di non poter in futuro beneficiare nulla di questo calvario subito durante la propria carriera.

Riforma delle Pensioni: quanto prenderanno i giovani?

A complicare la situazione anche l'aspetto "economico" della pensione futura per i giovani.

Gi con la riforma delle Pensioni Fornero, si era riusciti a imporre per tutti i lavoratori dal 2011 il modello contributivo puro, in modo che ogni contribuente fosse responsabile della quantit dei propri versamenti INPS, praticamente quelli che determineranno il destino della sua pensione.

Il problema che con il calcolo contributivo puro i giovani di oggi si ritroveranno tra 30-40 anni con un assegno inferiore al loro ultimo stipendio, "costringendoli" gi da ora a doversi affidare a una pensione complementare per compensare le perdite.

Di contro, chi ha maturato almeno 18 anni di contributi entro il 1995, potr beneficiare del calcolo retributivo fino al 2011.

Una "cessione" che non fa che alimentare disparit e iniquit tra giovani e vecchi lavoratori, e che di certo non migliora la situazione previdenziale del nostro paese.

Lo si pu vedere anche da questa simulazione.

Supponiamo due scenari previdenziali, entrambi con la cifra "improbabile" di 45 anni di contributi e uno stipendio annuo di 30mila euro.

Il lavoratore che oggi ha 67 anni e ha maturato questi 45 anni, di cui 18 nella parte retributiva, oggi uscirebbe con 2.334 euro lordi, pressoch il suo stesso stipendio.

Se avesse saltato un anno nella parte retributiva, il limite sarebbe passato da 2011 a 1995, e l'assegno sarebbe sceso a 2.220 euro.

Di contro, in uno scenario simile, arrivando a compiere 67 anni nel 2061, si avrebbe un assegno di 1.950 euro lordi, circa il 10% in meno.

Per compensare, toccherebbe attendere l'uscita almeno di altri 3-4 anni. E questo nonostante ben 45 anni di contributi versati.

© TraderLink News - Direttore Responsabile Marco Valeriani - Riproduzione vietata

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