Portafoglio bilanciato: l'equilibrio vale ancora?
Nella mente degli investitori, la composizione 50-50 rappresenta, da sempre, l'idea di asset bilanciato.
Così è anche nella versione classica usata dai gestori di fondi e strumenti finanziari simili per definire un approccio equivalente tra comparto obbligazionario ed azionario.
Dalla versione classica, si sviluppano poi le varie e diverse strategie che però è improprio definire come bilanciate (il 70-30 o 30-70, di sicuro non lo sono).
L'assioma perfetto, però, lo scorso anno è stato messo seriamente in discussione e molti risparmiatori hanno iniziato a chiedersi se questa visione del proprio asset globale non fosse diventata vetusta e fosse quindi da modificare.
Che cosa è successo?
E, soprattutto, ha ancora senso di parlare di portafoglio bilanciato riferendosi al 50-50?
Cerchiamo di fare alcune considerazioni utili alla comprensione di quanto è accaduto e agli scenari che potrebbero delinearsi.
Portafoglio bilanciato: il significato del 50-50
La suddivisione in maniera equivalente del portafoglio tra azionario ed obbligazionario ha, ovviamente, lo scopo di creare risultati positivi nel tempo, riducendo i rischi di perdite.
La parte azionaria è quella dalla quale attendersi, nel corso del tempo, la performance in grado di soddisfare l'esigenza di rendimento di ogni investitore.
La quota investita sull'obbligazionario, invece, ha l'obiettivo di fare da contraltare alla volatilità delle borse.
Quindi, una parte del portafoglio serve per accelerare mentre l'altra ha la funzione di mettere un freno quando la velocità si trasforma in serio pericolo.
Tutto molto corretto sino al 2022, anno che ha messo in crisi gestori e risparmiatori.
Perché?
Perché il discorso fatto sino ad ora, funziona se il mercato azionario e quello obbligazionario sono correlati inversamente tra di loro.
Ovvero, se la borsa sale, l'obbligazionario scende (o resta più o meno stabile) e se la borsa scende, l'obbligazionario invece manifesta un andamento positivo.
Nel 2022, invece, entrambi i comparti hanno registrato una performance col segno meno.
Cosa fare, quindi?
Portafoglio bilanciato: come muoversi
Innanzitutto, si può affermare che, quanto accaduto nel 2022 rappresenti, in un certo senso, l'eccezione e non la regola.
La congiuntura economica negativa, le spirali inflaziinistiche elevate, la politica restrittiva delle banche centrali, la riduzione dei consumi, hanno finito col generare negatività su tutti i fronti.
Tutto alle spalle, quindi?
Forse che si, forse che no.
Nel senso che, nel breve periodo, ci potrebbero essere ulteriori momenti di sofferenza, ma nel lungo termine, la situazione dovrebbe tornare alla normalità.
Se un gestore può valutare la variazione della duration dei titoli obbligazionari in portafoglio, cosa può fare il singolo risparmiatore che dispone di risorse limitate?
Non farsi prendere dal panico e ragionare con la testa e non di pancia.
Se l'allocazione scelta ha obiettivi di lungo periodo, fare sostanziali modifiche potrebbe essere controproducente.
Se l'allocazione invece aveva obiettivi più ravvicinati nel tempo, allora è giusto chiedersi il perché di certe scelte e provare a rivedere la correttezza della propria pianificazione finanziaria.