L'Italia protagonista del Next Generation EU
L'Italia è il maggior beneficiario dei fondi europei del Next Generation EU (NGEU), il piano varato nell'estate del 2020 per sostenere i Paesi membri dell'Unione dopo la pandemia.
Il Recovery and Resilience Facility (RRF) è il caposaldo del NGEU: si tratta di uno stanziamento da 723 miliardi di euro di cui 385 miliardi in prestiti e 338 miliardi in sovvenzioni. Da Bruxelles arriveranno a Roma un totale di ben 191,5 miliardi di euro (di cui 122,6 in prestiti) in dieci tranche.
Le prime due, per un totale di 67 miliardi, sono già state ricevute.
La terza, da 19 miliardi (di cui 9 in prestiti), sarebbe dovuta arrivare entro la fine del mese scorso ma la Commissione Europea e il governo italiano il 27 marzo hanno concordato un'estensione di un mese per consentire ai tecnici della Commissione di verificare alcuni punti.
La Commissione UE vuole vederci chiaro
L'Italia nel secondo semestre del 2022 ha raggiunto i 55 obiettivi necessari per ottenere la terza tranche e a fine dicembre il governo ha richiesto formalmente il trasferimento dei fondi.
Nell'analizzare la documentazione la Commissione ha evidenziato la necessità di approfondire l'effettivo completamento di 3 dei 55 obiettivi ovvero le concessioni portuali (Bruxelles propone di limitarne la durata massima), le reti di teleriscaldamento (dubbi sull'ammissibilità di alcuni interventi) e i Piani Urbani Integrati (contestata l'ammissibilità degli interventi relativi al "Bosco dello Sport" di Venezia e allo "Stadio Artemio Franchi" di Firenze).
Nel caso in cui l'esito dell'approfondimento fosse negativo l'Italia potrebbe chiedere un'ulteriore estensione dei termini per trovare opportuni rimedi o in alternativa accontentarsi di meno fondi: l'economista di Barclays, Ludovico Sapio, stima l'ammanco in 0,5-3,3 miliardi di euro.
Nulla di clamoroso ma senz'altro un fallimento politico-mediatico.
Difficile rispettare il termine del 2026
Secondo Sapio però i problemi maggiori risiedono nello scenario di medio-lungo termine. Il ministro per gli affari europei Raffaele Fitto ha dichiarato che alcuni dei progetti del PNRR non sono realizzabili entro fine 2026, il termine ultimo per utilizzare i fondi dell'RRF pena la perdita degli stessi.
Le vie di uscita sono due: spostare in avanti la scadenza (improbabile dato che richiede l'ok di tutti i Paesi dell'Unione, i cosiddetti frugali difficilmente accetterebbero) o rinegoziare il PNRR con lo spostamento dei progetti a rischio sforamento del termine 2026 sotto l'ombrello di altri programmi di finanziamento europei (RepowerEU e Fondo per lo sviluppo e la coesione) aventi scadenze più lontane.